Il Piccolo Principe: la recensione di Maria Laura Ramello

La volpe è un peluches, il piccolo principe un pupazzetto e la sua storia è raccontata su fogli di carta, lanciati come se fossero un aereoplanino. Nel fare un film d’animazione tratto da uno dei libri più venduti – e conosciuti – al mondo, l’intuizione del regista Mark Osborne (Kung fu Panda) è stata quella di lasciare il Piccolo Principe alla sua dimensione allegorica, di racconto nel racconto, senza volerlo rendere direttamente protagonista di una storia per il grande schermo.
Almeno fino a tre quarti di film.

La trama. Una ragazzina è costretta dalla mamma (donna single e in carriera) a un regime di studio e attività fisica che non le lascia il tempo per nulla, amici e divertimenti compresi. Tra libroni e flessioni – che dovrebbero garantirle un futuro da super-manager – la piccola inciampa nello strampalato vicino di casa, un ex aviatore deciso a rimettere in moto il suo monoposto. Nonostante sia abituata ad interagire con il mondo come una quarantenne, la bambina verrà stregata dall’eccentricità del vicino ma soprattutto dalla storia che le racconterà: quella del Piccolo Principe.

Il film d’animazione francese è in realtà un mix di immaginari e linee narrative, che però rischia di metter troppa carne al fuoco. A conquistare è la tecnica, o meglio le tecniche, di realizzazione: CGI e colori spenti per il mondo asettico in cui è costretta a vivere la ragazzina (unica nota di colore è la casa dell’aviatore), stop-motion e tinte pastello per dar vita in 3 dimensioni al libro di Antoine de Saint-Exupéry.
La trama invece diventa esageratamente complessa nell’ultima parte: quella in cui il regista tenta il salto carpiato e ci propone un Principe non più piccolo e smemorato. Altra complicazione è il pubblico di riferimento: Osborne ci gioca lo stesso scherzo di Saint-Exupéry è imbelletta fanciullescamente un film per adulti, che finirà per piacere più ai genitori, che ai figli.

Leggi la trama e guarda il trailer.

Mi piace: come è raccontata la classica storia del Piccolo Principe.

Non mi piace: la “licenza poetica” del regista nell’ultima parte.

Consigliato a chi: vuole intraprendere un viaggio, in compagnia di un vecchio amico.

Voto: 3/5

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