Il potere dei soldi: la recensione di Marita Toniolo

Che siamo continuamente spiati – ce lo ha rivelato lo scandalo Datagate – è un fatto assodato. Che il nostro cellulare non sia altro che un gps con cui il Grande Fratello globale ci pedina costantemente e ascolta ogni nostra conversazione, persino quando scriviamo “butta la pasta!”, ce ne siamo fatti più o meno una ragione, ma di certo con una sana preoccupazione per la privacy (che sembra divenuto un concetto obsoleto), diremmo una certa paranoia.
Che è anche il titolo del romanzo di Joseph Finder, da cui il regista Robert Luketic (un passato da rom-com, leggi alla voce La rivincita delle bionde), prende il la per un thriller “hi-tech” in salsa spionistica. A dire il vero, i generi e sottogeneri, che si mescolano qui sono tanti e sembra quasi che ad ogni scatto drammaturgico prenda il via un film diverso: il romanzo di formazione, il thriller, la spy story, la storia romantica.

La vicenda prende, infatti, il via “dall’altra parte del fiume” che separa i ricchi dai poveri della Grande Mela, in un sobborgo di Brooklyn dove il giovane Adam Cassidy (Liam Hemsworth), smanettone hi-tech che lavora da qualche anno per un gigante della comunicazione, vive con il padre malato di enfisema (un eccezionale Richard Dreyfuss, persino in una parte minuscola) alle prese con i conti da pagare.
Già dall’incipit, con la sua voce fuori campo, scopriamo che il ragazzo fa parte di quella generazione che si sente scippata del Sogno americano da quegli “impostori” che l’hanno preceduto e spera con i suoi amici geek di riuscire a svoltare. La svolta per Adam non arriva però per la retta via, tramite un progetto su cui ha studiato per mesi, ma dalla proposta del suo boss (un Gary Oldman meno brillante del solito) di spiare il suo rivale numero uno (ed ex socio, alias Harrison Ford) infiltrandosi nella sua azienda come consulente.
Quello della perdita dell’innocenza dei giovani rampanti è un vecchio refrain del cinema (Wall Street e Le Idi di marzo più recentemente) che qui viene sfruttato con tutti i suoi cliché: Adam viene trasformato da ragazzo di periferia ad elegante manager e conquista col cervello e lo charme, non solo il vecchio, ma anche la sua affascinante direttrice marketing (Amber Heard)…
Gli sviluppi della storia e il suo esito sono troppo facilmente prevedibili, togliendo ritmo e pathos e anche il montaggio slabbrato non aiuta ad appassionarsi, procedendo un po’ a scatti e quasi per episodi slegati. Ed è soprattutto l’eccesso di “retorica” standard che fiacca gli scontri verbali tra i grandi vecchi e non aiuta neppure Hemsworth a spiccare il volo. E l’ambientazione hi-tech è solo uno specchietto per le allodole.

Leggi la trama e guarda il trailer

Mi piace
Lo scenario hi-tech e gli spunti sul rapporto violazione della privacy e paranoia.

Non mi piace
L’eccessiva prevedibilità dell’intreccio.

Consigliato a chi
Ama i thriller senza troppe pretese.

Voto: 2/5

© RIPRODUZIONE RISERVATA