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Il Superstite: la recensione di Dolby MOVIE 5.1

Il Superstite: la recensione di Dolby MOVIE 5.1

IL SUPERSTITE

“Ricordo da piccolo quando le mamme e i papà raccontavano ai bambini del mostro dell’oceano, e della maledizione lanciata sul villaggio e i suoi abitanti” .
Scozia, un piccolo paesino affacciato sul mare. Il giovane Aaron cerca di superare la morte di Michael, suo fratello, avvenuta in seguito ad un misterioso incidente in mare dove delle 6 persone a bordo di una piccola imbarcazione, proprio lui risulta essere il solo superstite. Ma al contrario di sua madre (Kate Dickie), che cerca di rialzare la testa dopo l’accaduto, il ragazzo, cade in un vortice di confusione e paranoia, convincendosi anche di poter ancora salvare il fratello, a suo detto, finito nelle grinfie di un enorme mostro.
Ottimo debutto tra i lungometraggi per il regista Paul Wright che con la sua pellicola “Il superstite” , ha anche ottenuto due nomination (una come miglior opera prima e l’altra a George MacKay come “miglior stella emergente”) agli ultimi BAFTA, gli Oscar del cinema britannico.
Tutto il film, dalle riprese, alla qualità dell’immagine, ci mostrano la lenta ed inesorabile discesa nella più totale alienazione del protagonista Aaron, incapace a differenza della madre di rielaborare il lutto familiare.
Nella sua mente inizialmente alberga solo il forte ricordo del fratello, ricordo che si fa però poi ossessione, nel credere di poterlo ancora riportare a casa, di poterlo salvare, dal mostro, quel mostro marino che come in ogni fiaba terrorizza gli abitanti del villaggio e contro il quale Aaron si prepara a combattere. Questo però lo porta a rimanere sempre più solo, lontano prima dalla comunità, ostile nei suoi confronti (cosa che per altre circostanze gli abitanti del villaggio avevano riservato al povero maestro Mads Mikkelsen in “Il sospetto”), poi dalla sua amica Jane, compagna del defunto fratello, ed infine quasi anche da sua madre, che l’aveva sempre accudito e difeso.
La telecamera segue Aaron per tutta la storia spesso da molto vicino, con cambi di direzione continui ed un andamento spesso frenetico, le immagini si alternano tra digitale e scene sgranate in bianco e nero, continui sono i flash back sul passato del ragazzo e della sua famiglia. L’intero film e tutto il montaggio sembrano seguire il caotico stato della mente di Aaron, sempre più in confusione, riuscendo anche a coinvolgere quella dello spettatore, che deve immergersi in questo mondo fatto di antiche credenze popolari, misteri e sospetti per cercare di fare chiarezza sulla vicenda, operazione non proprio semplicissima.
La pellicola è stata presentata in anteprima durante la settimana della critica all’ ultimo festival di Cannes. Buon esordio per il regista scozzese, che con il suo primo lungometraggio mette scena in modo semplice una vicenda dai risvolti molto intricati. Se il buongiorno si vede dal mattino……… Buona visione!

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