Star Trek secondo J.J. Abrams; la fantascienza secondo J.J. Abrams.
J.J., all’ anagrafe Jeffrey Jacob Abrams, è uno che il suo mestiere lo sa fare, ed anche dannatamente bene.
Lui che, come da sua ammissione, non ha mai fatto parte delle folte schiere dei trekkies (o trekkers), proprio lui quattro anni fa ha trovato la formula magica per rinvigorire un franchise ormai statico e privo di mordente, facendo quello che andava fatto: costruire,senza timori reverenziali nei confronti di una mitologia immensa (e scansando le critiche degli innumerevoli fan maldisposti che lo accusavano di essere un mercenario al servizio dell’ industria cinematografica), un solidissimo punto di ripartenza che non solo dava nuova linfa al genere ma teneva debitamente conto degli eventi passati, senza azzeramenti di continuity; come ci è riuscito? con uno degli stratagemmi più classici ma al contempo più efficaci del genere fantascentifico: il salto temporale, attraverso il quale protagonisti “paralleli” si imbarcavano in una nuova avventura con un occhio di riguardo alla linea temporale classica, comunque destinata a rimanere caposaldo generazionale per qualsiasi trekker.
Mai come in questo caso la definizione “bigger and better” calza così bene a questo sequel che, rispetto al film precedente, segna un notevole passo in avanti andando a migliorare tutte quelle sbavature e piccoli difetti di cui soffriva il primo capitolo; ci troviamo, quindi, di fronte ad una storia qualitativamente di alto livello, gestita da una sceneggiatura ordinata e brillante al servizio di una regia impeccabile.
La messinscena tecnica è straordinaria, effetti digitali curatissimi ed ambienti scenografici molto più reali e verosimili rendono il prodotto una gioia per gli occhi; certo è difficile di questi tempi stupirsi particolarmente dato lo standard qualitativo raggiunto nel campo degli effetti visivi, ma l’ alto livello di spettacolo e adrenalina offerto da alcune sequenze non può che lasciare senza parole (momenti di potente impatto visivo come l’ inseguimento in curvatura o lo schianto della nave ammiraglia sulla povera città di Londra, martoriata dall’ inizio alla fine); nonostante questo, lo spettacolo visivo non va in nessun modo ad oscurare la presenza dei protagonisti, che proseguono nella crescita riprendendo da dove erano stati interrotti nel precedente capitolo: l’ evoluzione del rapporto Kirk / Spock è, come prevedibile, l’ elemento centrale unitamente ai problemi caratteriali del singolo (quali l’ apatia “logica” di Spock o la noncuranza spavalda di Kirk) nonostante non venga trascurato nessuno dei personaggi tra quelli più in evidenza, dall’ ingegner Scott al tenente Uhura, arrivando perfino a toccare nello specifico il rapporto di coppia tra Spock ed Uhura.
Bigger and better in tutti sensi, dunque, e proprio per questo non si può non menzionare quello che non è solo un punto di forza del film ma è IL punto di forza del film, potrei arrivare quasi a dire che è addirittura IL FILM: Benedict Cumberbatch; come intuibile, e come ormai già ampiamente appurato, il John Harrison di Mr. Sherlock Cumberbatch è monumentale, un villain di tutt’ altro livello, forse (lo dico senza timore) il miglior villain cinematografico che la storia ricordi.
Nemico non per vocazione ma per necessità; il suo registro motivazionale è uno di quelli tosti, del principio azione uguale reazione e la reazione è diabolicamente e spietatamente più che proporzionale alla serie di azioni scatenanti; ci convince così bene sulle motivazioni che lo spingono che ad un certo punto la tensione emotiva quasi ci porta a fare il tifo per lui; nulla viene lasciato al caso, tutti i dubbi pian piano vengono fugati fino al giungere della rivelazione sulla vera identità di quel fantomatico John Harrison: con particolare coerenza assistiamo all’ ennesimo rinnovamento di un character mitologicamente fondamentale, trasformato per l’ occasione in una perfetta macchina da combattimento, strategicamente maniacale, sempre all’ altezza della situazione, inarrestabile, il nemico perfetto.
J.J. Abrams è un genio.
Star Trek: Into Darkness è tutto quest; è un lungometraggio emotivamente intenso che offre una serie di colpi di scena da manuale, è un film che parla di eroismo ed amicizia, di menzogne, tradimenti e vendetta; è un film denso di situazioni e spunti di riflessione, ed è uno spettacolo maestoso.
Se questo è J.J. Abrams possiamo stare tutti tranquilli e tirare un sospiro di sollievo: cavalieri jedi e stormtrooper sono, da ora, in ottime mani.
Voto 8