Io prima di te: la recensione di Donato Prencipe

L’eroina del trono di spade, Emilia Clarke, spiega le ali e si innalza in volo, così come farebbe il drago tanto caro a lei nella serie tv, volando al cinema per ardere di passione verso il re William del “Cacciatore e la regina di ghiaccio”, Sam Claflin. La trama, ordita, passeggia sinuosa attraverso un sentiero commovente, adornato di sarcasmo e ingenuità ed addolcito dal classico romanticismo, destreggiandosi tra visioni passate (come la foglia che tanto somiglia alla piuma di Forrest Gump) e quelle un po’ più recenti come “Quasi amici”. Lui, William Traynor, un trentenne tetraplegico di nobile famiglia (proprietaria persino di un castello) con un passato non troppo lontano, ricco di vitalità e intemperanza, è costretto a vivere su una sedia a rotelle dopo essere stato travolto da una motocicletta. Lei, Louisa Clark, una candida ragazza di ventisei anni, con un gusto alquanto estroso nel vestirsi ed un fidanzato noioso, è costretta ad accettare il lavoro di badante per il malcapitato, con una scadenza fissata a sei mesi dal contratto, ed aiutare, così, economicamente la sua famiglia (poco abbiente) a cui è legata con un doppio nodo. L’attrito tra i due, generato dalle troppe differenze di vedute, viene spazzato via quando la forza intima, che inizia a crescere tra di loro, diventa una passione bruciante difficile da controllare e da prevedere fino a poco tempo prima. La scadenza dei sei mesi doveva rappresentare un’ultima breve ricerca di esistenza, termine ultimo imposto da William ai suoi genitori, prima di arrivare a compiere un atto drastico come l’eutanasia. L’ostinazione di Clark decisa a fargli cambiare idea, dopo aver scoperto la volontà di William, finisce per aumentare ancor di più l’unione tra di loro. Un tema più che mai attuale quello dell’eutanasia, un dolore che arma i nostri cuori in virtù di un lascito forzato, evitare di abbandonarsi all’imprevedibilità della morte, accogliendo con se la puntualità dell’addio. Il film trae ispirazione dall’omonimo libro, Me before you, di Jojo Moyes, si avvale di una debuttante, Thea Sharrock, alla regia e di una location paesaggistica come la tranquilla, anche troppo, campagna inglese. Gli attori sembrano trovarsi a loro agio, palesando una certa affinità che convoglia inevitabilmente l’esito del film verso un giudizio positivo da parte del pubblico, confermato dalla calca ai botteghini. L’originalità non sembra però invadere la pellicola, bensì quest’ultima cerca di orientare lo spettatore ad osservare e a percepire il trasporto di un’emotività reale e di amore incondizionato che una persona può elargire al suo partner, spogliandosi del proprio io senza remore e sussulti di tempo.

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