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Io prima di te: la recensione di Jessica Menghini

Io prima di te: la recensione di Jessica Menghini

Accantoniamo per qualche istante creature fantastiche, arene di combattimento e sadici giochi di potere. Proviamo a riavvolgere la nostra cultura cinematografica, giusto qualche fotogramma a ritroso. Scopriremmo un’Emilia Clarke ed un Sam Claflin come mai, prima d’ora, avremmo potuto immaginarli apparire sullo schermo. Nessuna regina dei draghi de Il Trono di Spade, nessun Finnik Odair della saga notoriamente conosciuta come Hunger Games. Semplicemente una ragazza, unica nella sua appariscenza ed allegria, ed un ragazzo, quadriplegico, irriverente, detestabile e sfrontato all’occasione. Un connubio esaltante e paradossale, in grado di far germogliare una storia febbricitante ed emotivamente coinvolgente fin dal principio. Un libro, prima ancora che un film, Io prima di te è stato elaborato e confezionato per avvincere menti e cuori di milioni di persone nel mondo dalla scrittrice Jojo Moyes, qui alla sua prima esperienza di collaborazione con una regia interamente al femminile. Apparentemente, si potrebbe pensare agli stessi classici ingredienti di una storia sentimentale e lacrimosa, lui, Will Traynor, uomo avvincente e professionalmente di successo, improvvisamente relegato su di una sedia a rotelle da un terribile incidente stradale e lasciato all’assistenza amorevole di Louisa Clark, semplice, pura e totalmente vergine di ogni singola cosa al di fuori del suo piccolo paese di origine. Ma attraverso queste due personalità antitetiche scaturisce il tema portante e sentimentalmente toccante dell’intera storia: l’eutanasia, il suicidio assistito. Perché è a questo che auspica Will. Sfiancato da una vita nulla, degradata alla mera esistenza, reso paradossalmente prigioniero da essa, quella stessa vita che, un tempo, gli aveva offerto ogni dono possibile ed umanamente immaginabile. Avventure, agi, amori, famiglia. In un battito di ciglia, scomparsi. Ma non è forse questo il più grande peccato dell’umanità? Credere che tutto ci sia dovuto, ogni piccolo aspetto, perfino il più prezioso, il tempo. Un tempo, che, spesso, però, al di là di ogni nostra aspettativa, ci viene sottratto, quasi una punizione, come promemoria della nostra fragilità e temporaneità, a discapito dell’onnipotenza di cui ci sentiamo investiti ogni singolo giorno. Will è fermo nella sua decisione di porre termine a quel simulacro di vita che gli rimane; tuttavia, concede a Louisa sei mesi, che lei tenacemente sfrutterà per fargli cambiare idea. E’ qui, a mio parere, l’aspetto più straordinario di questa storia, non è il prima, né tantomeno il dopo, ma il durante che innesca la differenza, indipendentemente dal risultato finale. Perché è esattamente in questo lasso di tempo che Will e Louisa vengono a conoscersi, a scoprirsi, ad insultarsi, ad amarsi. Acquisiscono nuove prospettive ed iniziano ad immaginare un futuro che nessuno dei due avrebbe mai potuto ideare senza la necessaria presenza dell’altro. Già. L’amore può questo ed altro. Se soltanto glielo concedessimo. Ed Sheeran canta per la colonna sonora del film ed inneggia ad esso, a quanto possa ferire, ma anche a quanto possa guarire ed inebriare, lasciandoci completi, sazi, vivi. “Immortaliamo quest’amore in una fotografia”, la sola ed unica astrazione dove il tempo si congela, si pietrifica, per sempre immobile in quell’unico istante, soltanto per noi, parti di quel ricordo meraviglioso. Perché è di quelle reminiscenze che noi viviamo, ed è grazie ad esse che sfidiamo la vita, perfino la morte, combattiamo, tra sconfitte e trionfi. Al termine del film, l’aspetto che più conta non è giudicare se Will avrà preso la decisione giusta o sbagliata, ma porci una domanda: qual è la cosa che maggiormente conta per la nostra vita, che riesce a darle quel valore discriminante e che ci rende fieri di averla vissuta fin all’ultimo respiro? Louisa, ad un punto oramai finale della storia, si chiede come sia possibile cambiare la natura delle persone, ma suo padre la sorprende con una risposta che ognuno di noi, non mentiamo, farebbe fatica ad accettare: non si può cambiare l’essenza di una persona, semplicemente la si ama, incondizionatamente, nel suo essere, anche se a volte egoista, irrispettoso e sfacciato; ma, riflettendoci bene, non è forse questo il lato di una personalità che più irretisce e lascia innamorati?

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