Jane Eyre: la recensione di Daisy83

Un film capace di penetrare “fino alle più intime fibre dell’essere”, forse così l’avrebbe definito la stessa autrice del romanzo. Dalla prima scena di Jane Eyre, ci si ritrova completamente stregati, dolcemente intrappolati in una pellicola insolita, in una rilettura audace e considerevole dell’opera di Charlotte Bronte. La chiave di lettura è estremamente insolita e il giovane regista Cary Fukunaga, al suo secondo lavoro, porta avanti una storia immortale e appassionata, immergendola in un contesto gotico, misterioso e portando alla luce il lato più oscuro della vicenda. La sceneggiatura di Moira Buffini, apparsa nella Brit List del 2008, e reputata una delle migliori della produzione britannica, tratteggia la psicologia dei protagonisti dipingendo tra loro sottili e invisibili connessioni spirituali.
Jane Eyre è un’orfana destinata a crescere in una scuola cattolica e molto rigida. Compiuti 18 anni, viene assunta da Mr. Edward Rochester come istitutrice della piccola Adele. Il padrone di casa riconosce immediatamente in Jane un animo affine e se ne innamora, celando i suoi sentimenti dietro una fredda e quasi ostile indifferenza. Lentamente, tra i due nasce un’amicizia e, quando l’uomo decide di dichiararsi all’umile istitutrice, lei, sorpresa, accetta di sposarlo. Purtroppo, il giorno del matrimonio, si scopre che Rochester nasconde un terribile segreto tra le mura della tenuta di Thornfield Hall. Jane decide di fuggire, ma qualcosa la terrà per sempre legata all’uomo che ama e, dopo anni, riuscirà a tornare da lui.
La pellicola si apre con la disperata fuga di Jane dalla tenuta di Rochester e ripercorre la storia con continue prolessi che evidenziano frammenti della sua tormentata infanzia. Inizialmente, pone l’attenzione sulle continue relazioni tra Jane e il mondo immaginario in cui, talvolta, il suo spirito si rifugia, fino al momento in cui, nella scuola dove viene educata, la sua amica Helen le sussurra una frase che porterà con sé per tutta la vita: “C’è un mondo invisibile tutto intorno a te, un regno di spiriti delegati a vegliare su di te, Jane.” Anche alla piccola Adele insegnerà a popolare la sua esistenza di elfi, folletti e spiriti benevoli e perfino Rochester si renderà conto del legame invisibile che lo vincola a Jane. Nella sua singolare dichiarazione d’amore, la definisce creatura rara e ultraterrena e, infine, ribadisce: Qualche volta ho nei suoi confronti una sensazione curiosa, specialmente quando mi è vicina, come ora. Mi sembra di avere una corda nella parte sinistra nel mio petto strettamente legata a una corda analoga nella parte corrispondente della sua personcina. E se mare e terra si frapporranno tra noi, temo che quella congiunzione andrà spezzata, e ho la convinzione che comincerò a sanguinare dentro.. quanto a lei.. mi dimenticherà!
Oltre ad enfatizzare il lato gotico del romanzo, Fukunaga riesce a realizzare ogni scena facendo partecipare l’intero paesaggio e ogni elemento della scenografia allo stato d’animo dei personaggi. La pioggia, il cielo d’acciaio che sovrasta i campi lunghi, il rigido paesaggio invernale della brughiera del Derbyshire, rispecchiano l’amore sofferto di Jane e, nella tranquilla campagna inglese della tenuta di Haddon Hall, dove sono state fatte le riprese, persino la luce, che si diffonde tra i rami, sembra raccontare la sua storia.
La struggente colonna sonora del Premio Oscar Dario Marianelli traccia prepotentemente, con il violino o con le sonate al piano, invisibili binari, che fungono da linee guida per la fotografia e il montaggio. Le note e la fotografia sono le fondamenta su cui si poggia la storia e i bellissimi dialoghi tra i protagonisti sono soltanto la manifestazione più esplicita di quello che già, da soli, i primi piani e i dettagli riescono a comunicare. I campi lunghissimi, le immagini perfettamente simmetriche, le riprese dall’alto e le lente carrellate all’indietro sono impreziosite dagli stacchi violenti nel montaggio, ma soprattutto dall’interpretazione di Mia Wasikowska (al cinema anche con Restless di Van Sant ), austera e incantevole Jane Eyre, e di Michael Fassbender (Bastardi senza gloria, X-men – L’inizio, A Dangerous Method), avvenente e tormentato Rochester. Sicuramente la loro presenza conferisce un’impostazione notevolmente più appassionata e moderna rispetto alla versione elegante ma distaccata di Jane Eyre di Zeffirelli (1996).
“Il cuore umano cela tesori, nel segreto tenuti, tra il silenzio sigillati; i pensieri, le speranze, i sogni, i piaceri, il cui incanto si infrangerebbe se venissero rivelati” (Evening Solace), scrisse la stessa Charlotte Bronte. Ecco perché la pellicola di Fukunaga affida questi tesori alla terra, alla pioggia e al gelo che, nel silenzio, racchiude tutti le speranze più intime. Soltanto il vento avrà la facoltà di rivelare i suoi segreti con flebili sussurri, percettibili solo tra spiriti affini legati da fili impalpabili che, per sempre, li terranno connessi l’uno all’altra, come Jane e il suo cupo Mr. Rochester.

© RIPRODUZIONE RISERVATA