La battaglia dei sessi: la recensione di Mauro Lanari

“Racconti di formazione mirati alla scoperta della propria identità […]: questa la chiave del lavoro d[ei coniug]i Dayton e Faris, in linea col resto della loro carriera,” Artificiosi nel caratterizzare lo psichismo dei personaggi (meglio Carell della Stone, da stereotipia omofoba la coppia di stilisti); innamorati del lor’affresco d’annata con velleità attuali quant’incuranti dell’esito lento, macchinoso, prolisso; rétro nell’evidenziare ancora divari e diversità di gender a scapito di quanto ci accomuna o potrebbe farlo. Siamo nel 2017 e s’insiste a rimarcare più la guerra che l’alleanza, l’agonistico agone invece d’un utopico fronte comune contr’i medesimi affanni. Teoria dei giochi a somma negativa come da prassi conclamata.

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