Ammetto che io al cinema mi commuovo spesso.
Per la morte di un personaggio, per un attimo di tenerezza, per un amore che trionfa.
Mi commuovo per la bravura di un attore; per la bellezza di un film.
Così, giunti al momento dei titoli di coda, le luci della sala si sono riaccese su quella lacrimuccia che immancabilmente mi scappa quando l’emozione di un grande lavoro teatrale o cinematografico mi sovrasta.
Difficile è parlare de “La grande bellezza”.
E’ la storia del suo protagonista, Jep (Toni Servillo), un uomo che ha dedicato la propria vita a diventare re della mondanità e che a 65 anni si trova faccia a faccia con i propri rimpianti, scoprendosi sovrano ma anche vittima.
E’ la storia della folle società odierna, popolata di individui che si sono smarriti lungo il cammino.
A fungere da scenografia è Roma ma, come ha affermato lo stesso regista, avrebbe potuto essere qualsiasi altra città. La capitale però, con la sua maestosa bellezza, è lo sfondo perfetto per qualsiasi gran film e con il suo essere caotica grande metropoli, ben si presta a rappresentare la realtà sconclusionata di questi tempi.
Difficile parlare de “la grande bellezza”.
Vedendolo ho capito quello che intendeva Verdone quando parlava di un film bipolare. Pur essendo la mia cultura artistica molto scarsa, ho compreso cosa intendesse quando faceva riferimento a De Chirico e alla Metafisica.
Un film magico, in cui la macchina da presa si muove in maniera eccezionale.
I primi 10 minuti sono un susseguirsi di immagini prive di dialoghi, di musica da discoteca e inquadrature di volti. Sorprendentemente coinvolgente. Un assoluto capolavoro.
Fossi il regista, anch’io al suo posto sceglierei di lavorare sempre con Toni Servillo. Un volto non nuovo nel mondo del cinema ma di provenienza teatrale; e si vede.
Epico. Grandioso. Fenomenale. Non vi è parola che riesca a descrivere in maniera adeguata la bravura di quest’uomo così tanto degno di essere chiamato Attore.
La sua espressività facciale, così come l’uso della voce sono anch’essi un capolavoro.
Per quanto irraggiungibile, Servillo è ben accompagnato: Sabrina Ferilli è di un’eleganza che non ti aspetteresti da un personaggio che fa di nome Ramona; Verdone si fa sempre voler bene, sia dentro a un film che fuori. Sentirlo parlare di Roma durante l’incontro organizzato presso La Feltrinelli di Firenze è stato bellissimo.
Difficile parlare de “La grande bellezza”.
Ma si può certamente affermare che l’ormai palese bravura di Sorrentino fa sperare e credere di nuovo in un Grande cinema italiano.
Difficile parlare de “La grande bellezza”.
Va assolutamente visto.