La leggenda del cacciatore di vampiri 3D: la recensione di Joan Holden

Se pensate a un cacciatore di vampiri, probabilmente vi viene in mente una bionda liceale armata di paletto di nome Buffy: sappiate allora che un suo illustre connazionale, decine di anni addietro, già si dilettava nella caccia ai non-morti. Stiamo parlando nientedimeno che del sedicesimo presidente degli Stati Uniti, Abraham Lincoln, che, tra una pratica d’avvocato e un’orazione politica, si premurava di liberare l’America dall’invasione delle creature della notte, mozzando teste in quantità con la sua inseparabile ascia.
Questo è almeno quanto ci racconta il film di Timur Bekmambetov, cineasta russo (già regista de “I guardiani della notte” in patria e di “Wanted”) che qui ci propone un horror-fantasy d’azione in salsa storica.
Eh sì, ormai la mania dei vampiri non sembra proprio risparmiare nessuno: lo sa bene l’autore del romanzo da cui è tratto il film, poi anche sceneggiatore di quest’ultimo, Seth Grahame-Smith, che già col suo primo lbro di successo aveva avuto il coraggio d’intaccare un classico come “Orgoglio e Pregiudizio”, con la coppia Elizabeth-Darcy trasformata in cacciatori di zombie.
Il progetto di Bekmambetov (coprodotto da Tim Barton, ma se siete fan del regista visionario non correte al cinema in cerca del suo zampino, rimarreste delusi)non è del tutto riuscito, ma bisogna riconoscergli una certa ambizione.
Se il film preenta qualche difficoltà nel giostrarsi tra narrazione storica e fantastics, sono indubbiamnete ben riuscite le scene di tensione horror e quelle d’azione, un paio delle quali veramente spettacolari (il combattimento di Abraham e Barts tra i cavalli e la lunga sequenza finale sul treno). Peccato per l’uso smodato di slow-motion, che non aggiunge niente al 3D e alla lunga risulta eccessivo.
Il film è diviso in due blocchi: quello che vede il giovane Lincoln dividersi tra gli studi di legge e la caccia ai vampiri armato della sua ascia, e quello più interessante e ambizioso che lo vede presidente degli Stati Uniti, dove l’ascia viene sostituita dalla politia e dall’oratoria. Ma si tratta di un’abbandono provvisorio, perchè il presidente non esiterà a sporcarsi le mani per conquistare la tanto agognata Unione.
Lincoln è interpretato da Benjamin Walker che, se eccelle nella somiglianza fisica col personaggio storico, purtroppo pecca assai di carisma e fatica a conquistarsi la simpatia del pubblico, che finisce per godersi lo spettcolo con un certo distacco.
Stesse impressioni suscita la spalla, Henry Sturgess(Doinic Cooper): negli intenti un tipo accattivante, spaccone, che nasconde un (prevedibile) segreto, nei fatti un personaggio che non riesce mai a fare breccia e irrita per la sua perenne aria infatidita. Inevitabile che il rapporto tra i due ne risenta: la coppia non pare mai affiatata, tranne che nella scena finale, e manca totalmente un’evoluzione nel loro legame.
Il personaggio più accattivante risulta dunque essere quello del nemico Adam, impersonato da Rufus Sewell: è lui che comanda i vampiri e vuole portarli al potere. Vampiri perfidi e senza cuore come vuole la tradizione, ai quali basta staccare la testa o colpirli con pallottole d’argento per finirli (accantonati paletti e corcifissi) e che, inspiegabilmente, resistono ai raggi UV. Evidentemente carbonizzarsi alla luce del sole non va più di moda tra i vampiri, ma perlomeno questi non sbrilluccicano (qualsiasi riferiento alla saga della Meyer non è affatto casuale).
Due sono i temi principali del film .la schiavitù, che è quella dei neri osteggiata da Lincoln, ma anche quella di noi tutti, come ricorda Adam al protagonista: perchè anche i vampiri sono schiavi della vitta eterna e lo stesso Lincoln è schiavo dei propri ideali, per i quali non si farà scrupolo di mandare a morte certa migliaglia di uomini contro un esercito di creature sovrannaturali.
Il secondo tema ricorrente è quello del tempo, simboleggiato dall’orologio da tasca d’argento dal quale Abraham non si separa mai. “Il tempo non aspetta gli uomini” ripete il presidente anche nella sera fatidica prima di recarsi al Ford’s Theatre dove l’attende l’appuntamento con la morte. Ed è proprio in questa scena che la coppia di cacciatori interagisce al meglio in un sotto-dialogo celato, con Henry che si offre di trasformare Lincoln in un vampiro per renderlo immortale. Quasi presagisse che il tempo dell’amico sta per scadere. Forse il presidente ne è altrettanto consapevole, ma va incontro al suo destino perchè al contempo è conscio che non solo i vampiri vivono in eterno: le idee sono più grandi degli uomini e gli sopravvivono nel tempo.

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