La torre nera: la recensione di Mauro Lanari

Prescindendo dall’adattamento, il film in sé non palesa particolari difficoltà di comprensione, la sceneggiatura non è quel bordello che molti dicono, il cast è all’altezza e i due antagonisti col piccolo protagonista fann’il loro dovere. Dove semmai “La Torre Nera” è smisuratamente fiacco è proprio nel plot kinghiano, basato su un’eterna rivalità fra Bene & Male antropomorfizzati che l’ateismo si trascina dietro pure dopo la sua scomparsa dagl’orizzonti della teologia novecentesca, la quale nel frattempo ha riabilitat’il concetto origeniano di salvezza universale (apocatàstasi): gl’evangelici (=protestanti) a cominciare da Barth, i cattolici con Przywara, de Lubac, Marcel, Ratzinger, Kasper, Greshake, Guardini, Rahner, Balthasar. A quando una pellicola non confessionale ch’affronti concetti un po’ meno di becera retroguardia?

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