La vita di Adele: la recensione di luca ceccotti

Vivi una vita che senti non ti appartenga, fino a quando, casualmente, un lampo attraversa il tuo mondo, la tua sfera esistenziale, e riempie e svuota contemporaneamente il tuo cuore. E solo allora ti accorgi di non sapere ancora chi sei.

Ispirato al romanzo grafico “Il Blu è un colore caldo” di Julie Maroh, il film di Kechiche vincitore della Palma d’Oro a Cannes e’ una storia di formazione che ha al centro della vicenda la quindicenne Adele (Adele Exarchopoulos, eccezionale!), normale adolescente che passa il suo tempo tra casa, scuola e amici. Un giorno, attraversando le strisce pedonali, i suoi occhi notano una ragazza dai capelli blu, Emma (Lea Seydoux), e da quel momento in poi tutte le certezze d’Adele andranno in mille pezzi, lasciando il posto al desiderio e ad un amore omosessuale.
La Vita di Adele è tanto esistenzialista nella sua filosofia e nella sua narrazione, quanto è “espressionista” nella regia. È un capolavoro di intimità, che penetra a fondo nella pelle dello spettatore attraverso le straordinarie e bellissime attrici protagoniste, che regalano tre ore di estrema passione e una tensione sessuale quasi incomparabile. La vicenda, la storia d’amore tra le due ragazze, è narrata con maestria da Kechiche, grazie anche ad una regia che si sofferma prepotentemente sugli sguardi, su primi piani insistiti e sulle espressioni, anche le più sottili ed accennate. È un gioco di visi, di gesti e di sensualità, che accompagna il procedere lento della vita della bella Adele al fianco dell’artistica Emma. Una costruzione psicologica impeccabile: la protagonista evolve scena dopo scena, prendendo sempre più familiarità con sé stessa, mentre Emma è come fosse il veicolo attraverso il quale Adele apprende, ama e cresce. Straordinari i dialoghi, che nella loro pedagogia filosofica risultano di una funzionalità stupefacente ai fini di un accrescimento molto intimo da parte dello spettatore.

Il film emoziona, e scuote corde interiori con una sensibilità unica per essere, fondamentalmente, una storia d’amore omosessuale. È una pellicola che si prende il suo tempo, che racconta il cambiamento, che narra di una vita, non risparmiandosi in lungaggini e in scene di sesso spinte che si, potrebbero disturbare, ma che nella loro costruzione vogliono mostrare quanto profondo e toccante sia l’amore tra le due ragazze. Una film sobrio, senza giochi stilistici. Pulito, emotivamente enorme e narrativamente perfetto, La Vita di Adele riempie gli occhi e arriva dritto al cuore, arricchendolo.

Voto: 8.5

Luca Ceccotti

© RIPRODUZIONE RISERVATA