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Le due vie del destino: la recensione di Dolby MOVIE 5.1

Le due vie del destino: la recensione di Dolby MOVIE 5.1

LE DUE VIE DEL DESTINO

Siamo in Inghilterra nel 1980. Erik Lomax (Colin Firth) è un uomo molto appassionato di treni e dei loro orari. Ed è proprio tornando da un‘ asta di cimeli di vecchie locomotive che sempre in treno conosce Patty (Nicole Kidman), che da li a breve diventerà sua moglie. Sebbene la loro storia d’amore sembri non avere intoppi, qualcosa ritorna dal passato di Erik per tormentarlo. L’uomo infatti è stato fatto prigioniero durante la seconda guerra mondiale quando i giapponesi conquistarono Singapore, mettendo così simbolicamente fine all’impero britannico. E si sa che quando i ricordi ed i fantasmi della guerra tornano a galla, non è sempre facile conviverci.
Dopo essersi già cimentato in un film tratto e basato su una storia vera con il precedente “Devil’s knot” (2013) a fianco di Reese Witherspoon , Colin Firth questa volta veste i panni di Erik Lomax, un soldato britannico esperto in telecomunicaizoni e con una grandissima passione per i treni che viene fatto prigioniero a Singapore dall’esercito Giapponese durante l’ultimo conflitto mondiale, e spedito in Thailandia, dove assieme agli altri soldati catturati venne sfruttato per la costruzione della “Ferrovia della morte”, un collegamento ferroviario di oltre 415 km che doveva unire Thailandia e Birmania che venne così battezzato per l’enorme numero di uomini che perse la vita per la sua realizzazione. Il tutto condito come ipotizzabile da un trattamento così disumano che risulta molto difficile anche solo da immaginare.
Al suo fianco questa volta c’è Nicole Kidman, voluta dallo stesso Firth dopo che Rachel Weisz, scelta dal regista australiano Jonathan Teplitzky, aveva abbandonato il progetto per altri impegni di lavoro.
Il film è incentrato sulla lotta interiore di Lomax i ricordi del suo periodo di prigonia, ricordi con i quali l’uomo non riesce nè a convivere nè a parlare, nemmeno con la sua Patty, che però è determinata una volta per tutte a cercare di risolvere il problema di suo marito. Dopo le prime difficoltà, Erik si troverà di fronte ad un bivio, ad una scelta, e con l’ aiuto della moglie e del suo amico e compagno ai tempi della guerra Finley (il ninfomaniaco Stellan Skarsgård ) dovrà fare i conti con il suo passato e soprattutto con una figura che continua ancora a tormentarlo.

Il film del regista Teplitzky è la trasposizione autobiografica del libro scritto dallo stesso Lomax (morto nel 2012) intitolato “The Railway man” e ci racconta questo triste episodio con lo schema classico del film di guerra, in cui si alternano scene del presente e ricordi del passato, in cui un ruolo molto importante viene attribuito al sonoro, fatto di un buon mix di musiche, respiri, dialoghi, e rumori, quei rumori sotto forma di segnale radiofonico che nella pellicola sono il preludio dei ricordi che tormentano Erik, interpretato da un bravissimo Colin Firth, perfetto nel ruolo del protagonista. Sufficiente e poco più il cameo della Kidman, mentre da segnalare è invece la convincente prova del Lomax giovane, interpretato da Jeremy Irvine. I temi affrontati dal regista sono molteplici : la guerra, che fa da sfondo agli altri, l’amore visto come unica medicina per andare avanti, la lealtà verso la propria patria, la vendetta, il perdono, la brutalità gratuita dell’uomo, la difficile rielaborazione del passato.
A metà strada tra “Il ponte sul fiume Kwai” e “Furyo” , “Le due vie del destino” è un film che senza si fa apprezzare senza comunque gridare al capolavoro.
La pellicola è stata presentata in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival nel 2013.

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