L’ultima opera di Spike Jonze è una di quelle che ti entrano dritto dentro al cuore come non avresti mai immaginato, scavando nei meandri dell’anima e del nostro bisogno innato di compagnia, di connessione con l’altro e di amare ed essere amati.
Ma non è tutto.
Perché è proprio il regista (autore peraltro della splendida sceneggiatura originale) a brillare alto nel firmamento artistico e cinematografico di Her grazie alla sua peculiarissima percezione e proiezione del mondo.
Mai esagerato o banalmente riduttivo, Her è un film capace di reinterpretare le strutture narratologiche classiche e le tematiche del dramma romantico in chiave velatamente fantascientifica. Magnificamente perfetto nel travalicare ogni limite tradizionalmente di genere per regalarci una visione intima, reale e dipinta in toni pastello, di un universo futurista in cui innovazione tecnologica e strutture connettive si configurano in maniera credibile ed utopica al tempo stesso.
Her è una visione malinconica di solitudine e bisogno d’amore che non lascia spazio a retorica e banalità, una raccolta di immaginazione creativa che racconta tutte le idiosincrasie ma anche – soprattutto – le possibilità e le inclinazioni di un mondo in costante evoluzione, nei rapporti umani come nelle tecnologie.
E’ un’immagine talvolta grottesca e a tratti paradossale, ma che riesce a non scrollarsi mai di dosso quella verosimiglianza eccezionale che permette di immedesimarsi in quella genuina umanità rappresentata da Theodore Twombly.
Grazie anche al supporto dell’ottima performance “vocale” di Scarlett Johansson, il grandissimo Joaquin Phoenix si conferma ancora una volta uno degli attori più talentuosi in circolazione, capace di donare una tangibilissima aura d’intensità ad un personaggio dallo spettro emozionale amplissimo. Il suo approccio alla vita, alla quotidianità e, soprattutto, all’amore, ci trasporta in una dimensione così intimistica da farci venire la pelle d’oca…