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Les Miserables: la recensione di Scoop

Les Miserables: la recensione di Scoop

Già vincitore di tre Golden Globe e in gioco con otto nomination agli Oscar 2013, Les Misérables è la trasposizione cinematografica del musical, che venne messo in scena a Broadway nell’85, tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo.
Tom Hooper gli ha ridato vita sul set cinematografico con un folto cast di attori quali Russell Crowe, Hugh Jackman, Amanda Seyfried, Anne Hathaway, Helena Bonham Carter e tanti altri.
Detto che il musical cinematografico è un genere un po’ delicato da trattare in quanto molte volte scadente nel banale o nel noioso se l’attenzione del regista è rivolta alle sole musiche da far cantare, Les Misèrables sembra riuscire ad evitare ogni sorta di inutile pastura e a concentrarsi sui personaggi e sui loro drammi per poi riunirli nello stesso contesto sociale e sotto la stessa condizione umana.
Si parte infatti dalla vita di Jean Valjean, un carcerato costretto come i suoi pari ai lavori forzati, e alla sua colonna sonora di riferimento, “Look Down”, che si fa simbolo della condizione di Jean e che ritornerà nel corso della vicenda come a memoria di ciò che fu un tempo.
Il primo personaggio ad unirsi al protagonista è l’ufficiale Javert, acerrimo nemico di Jean, che nel corso della vicenda sarà afflitto da un insopportabile dubbio: salvare il suo onore o riconoscere l’onestà di Jean.
Il secondo personaggio è Fantine, il cui dramma è forse quello più vicino alla lettura che Victor Hugo voleva dare del popolo francese dell’800, sfruttato, incapace di ribellarsi, miserabile. Fantine diventa l’icona dell’ingiustizia terrena, è la spiegazione per cui i giovani decidono di ribellarsi al potere. “I dreamed a dream” è l’emblema della sofferenza del popolo impersonata dalla voce rotta di Fantine.
Questi tre personaggi fungono da fondamenta per l’intero film, perchè sono tre generi di vite diverse accomunate da uno stesso destino e dalla stessa miseria, chi nell’animo e chi nella condizione sociale. Sono tre aspetti diversi di miseria: la legge terrena che non accetta compromessi e che non conosce la legge del cuore (Javert), la legge del cuore e del riscatto sociale (Jean Valjean) e l’amore per la vita e la sofferenza dei più deboli (Fantine).
Da questo punto in poi i personaggi cominceranno ad unirsi, Jean si prenderà cura della figlia di Fantine, Cosette, e parteciperà alla ribellione dei giovani francesi, e nel contempo si formerà il triangolo amoroso tra Cosette, Marius e Eponine.
Non si tratta solo di un intreccio di storie perchè la musica assume un ruolo importantissimo, infatti non è solo un mezzo con cui i personaggi prendono le loro decisioni, si raccontano, svelano i loro dissidi interiori, ma è un mezzo di condivisione della sofferenza e dell’amore, della vita e della morte: è proprio il canto di ogni protagonista che rende tutti gli uomini della vicenda, popolo compreso, uniti sotto un’unica condizione che non bada a distinzioni sociali.
La condizione di miserabile è una condizione del cuore e solo pochi riusciranno ad elevarsi da questo nefasto destino, sia che sia in vita sia che sia nel regno dei cieli: infatti la scena finale vede presenti tutte le anime dei giovani che hanno partecipato alla rivoluzione uniti sotto un’unica bandiera, fiduciosi nel domani, cantando la stessa canzone che li ha uniti nella guerra terrena e sulle cui note ha cantato il resto del popolo che non aveva avuto il coraggio di credere nel domani e che l’indomani si era chiesto che fine avevano fatto tutti quei giovani partecipanti alla rivoluzione.
La musica unisce il triangolo amoroso quando i tre giovani cantano sulle stesse note della colonna sonora conferendo ciascuno, tuttavia, un significato diverso alle parole della medesima canzone in base alla propria condizione.
I dialoghi sono tutti cantati e non perfetti, salvo l’eccezione degli attori che hanno già partecipato a musical come Amanda Seyfried e Samantha Barks: ma l’imperfezione nei loro canti e nelle loro voci contribuisce a dare veridicità al contesto sociale e politico in cui sono inseriti, un contesto in cui le voci sono tremanti, adirate, speranzose, vittoriose e per questo giustamente imperfette a causa di tutti quei moti d’animo che trascinano i personaggi nella vicenda.
Si discosta dalla drammaticità della situazione il duo dei baristi Thénardier, la cui caricatura approfondisce il contesto sociale e la condizione miserabile del popolo francese,i quali sono portatori di una grande verità: “Per quanto siate ricchi ci rivedremo all’inferno!” esclamano quando vengono buttati fuori dai maggiordomi.
Forse proprio la potenza delle interpretazioni musicali, così imperfette e veritiere, fa di questo musical un dramma sociale che lascia spazio ai singoli protagonisti e alla loro unione in nome dell’amore (“amare un’altra persona è come vedere il volto di Dio” dice l’anima Fantine a quella di Jean); un dramma che piano piano diventa corale partendo dall’analisi dei singoli personaggi fino ad arrivare alla scena finale, rappresentante l’apice della coralità di un popolo che trova giustizia e unità solo nell’aldilà e che non avrà mai giustizia terrena (di conseguenza il regista non trascura le intenzioni di Victor Hugo di dare un taglio pessimistico e realistico della Francia dell’800).

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