L’estate addosso

Di fronte a opere evidentemente concepite per un target lontano da quello del critico che verifica e sentenzia, va accantonato lo shock linguistico e deciso il nocciolo della questione.

Ecco, dentro un film con una narrazione semplificata e meccanica come questo – diciamo a prova (e beneficio) di idiota -, oltre che puntare il dito su una rappresentazione del mondo da depliant pubblicitario, forse vale la pena sottolineare il tentativo di parlare di omofobia senza spocchia e slanci tragici, dentro una commedia sentimentale con azzeccate incertezze di tono, da indie americano.

L’estate addosso racconta le vacanze post diploma di Marco e Maria, figli di famiglie con orientamenti politici opposti, che finiscono ospiti, a San Francisco, di una coppia omosessuale. Altro non c’è: Maria rivede le sue convinzioni ascoltando le esperienze di Matt (Taylor Frey, già visto in Gossip Girl, bravissimo), mentre Marco si innamora di lei secondo manuale, con tutte le delusioni che ne conseguono.
Il buono e il meno buono del film sono entrambi nella misura delle scarse ambizioni, nelle limitazioni di sguardo, in un’idea di mondo così riduttiva da essere comprensibile a tutti, ma edificante e non predicatoria.

Casting azzeccato, anche se la bilingue Matilda Anna Ingrid Lutz, che vedremo presto anche nell’horror Rings, se la cava decisamente meglio in inglese…

Mi piace: il tentativo di affrontare il tema difficile dell’omofobia senza prediche e lezioni morali.

Non ti piace: le psicologie semplicistiche dei protagonisti.

Consigliato a chi: cerca un cinema per adolescenti semplice ed edificante.

VOTO: 3/5

 

 

 

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