Lovelace: la recensione di adamolavigna

Con colpevole ritardo ( fu presentato al Sundance festival e a Berlino all’inizio del 2013 ) arriva finalmente il biopic su Linda Lovelace e sul suo film manifesto Gola Profonda, sui famosi 17 giorni passati nell’industria pornografica e i 4 (?) film editati che l’ hanno consegnata alla leggenda fino a farla diventare la più importante pornostar più di tutti i tempi, nonostante una carriera brevissima vissuta però in piena rivoluzione sessuale. Va subito detto che se paragonato allo spassoso docufilm Inside Gola Profonda, questo biopic ne esce nettamente battuto. Perché la chiave di lettura e’ completamente differente, Lovelace e’ un film su Linda donna, repressa ed ingenua, sfruttata dal marito violento e racconta una storia di ordinario abuso familiare, dove il suo pigmalione/aguzzino e’ la causa e il porno la conseguenza. E la debolezza dell’opera sta proprio li, si parla poco della Linda icona della liberazione sessuale e dello sdoganamento dei film a luci rosse dal limbo dell’illegalità, il porno e’ trattato in maniera marginale ( infatti si capisce davvero poco il Vm 14) e invece di virare verso un Boogie Nights bis , visti i presupposti , si cerca di nascondere, a tratti anche con moralismo , ciò che andava mostrato (un film sul porno senza sesso che senso ha?) confezionando il ritratto di una ragazza in stile fiction Rai , senza la minima verve ed audacia, quasi oscurantista e non quello della regina dell’hard, soffermandosi fin troppo sul suo attivismo femminile ( vero o fasullo??) post rinnegazione del mondo a luci rosse. Peccato perché la fotografia e’ splendida, la costruzione narrativa e’ abbastanza dinamica e il tutto scorre bene, molto meglio per dire del pessimo Jobs, ma il colpo non viene mai affondato, mai una sorpresa, mai un aneddoto. Ci pensa però l’ottimo cast a salvare il salvabile, con Amanda/Linda Seyfried che puledra lo è sempre stata ma qui raggiunge vette di bellezza impensabili, e’ una venere lentigginosa, semplice e paradossalmente pura

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