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L’uomo di neve: la recensione di ale5b

La trasposizione di un buon libro non è mai cosi facile da realizzare. Il giallo noir scandinavo è un genere che negli ultimi anni ha visto un impressionante sviluppo qualitativo, esploso dall’imbeccata di Stieg Larsson e ben continuato, tra gli altri, da Jo Nesbo, padre artistico del personaggio di Harry Hole, protagonista di una lunga serie di romanzi tra cui, appunto, The Snowman.
E’ un peccato dunque vedere l’adattamento di Tomas Alfredson sciogliersi proprio come neve al sole; soprattutto date le premesse di un regista abitutato a fare dell’atmosfera uno dei suoi cavalli di battaglia, come visto nell’eccellente debutto con Lasciami Entrare e ancora meglio quando si è mosso con incredibile convinzione tra le conturbatissime sfumature british de La Talpa.
Un passo indietro che si avverte fin dalle prime sequenze, in cui l’attenzione rivolta a paesaggi e contorni resta totalmente didascalica, senza che le belle ambientazioni norvegesi possano giocare quel ruolo da protagonista che si respiravano a pieni polmoni nel libro. La poca brillantezza ristagna pesante nell’aria e se nemmeno un Michael Fassbender riesce a ritagliarsi una figura con un minimo di interesse sulle spalle c’è ben poco da fare. Il personaggio di Harry Hole segue infatti canonicamente l’aspetto confezionato di tutta la sceneggiatura, faticando a diversificare questo detective dai tanti altri visti su grande schermo e tralasciandone per strada vari aspetti personali che ne hanno marchiato la vita, indugiando, al contrario, fin troppo su altri. Un torpore anonimo appena solleticato dalla sua partner, Katrine Bratt, interpretata da Rebecca Ferguson, meno lineare e con qualche porta aperta in più rispetto alla sua controparte maschile. Ma ancora troppo poco per risollevare le sorti di una pellicola che pecca in maniera grave di mordente, limitandosi a un compitino che Alfredson svolge senza mai rischiare di uscire dai binari. Una dimostrazione di come non basti mettere insieme elementi thriller senza una sceneggiatura solida e una regia personalizzata. Probabilmente senza la presenza di Fassbender sarebbe un film da dimenticatoio.

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