Matrimonio a Parigi: la recensione di Giorgio Viaro

Guardie e ladri, finanzieri ed evasori: costretti dalle coincidenze a stare a stretto contatto, e costretti dalla prole a finire parenti. Solita formula per la compagnia del capocomico Massimo Boldi, in trasferta meno esotica (e più economica) del solito a Parigi, con le new entry Diana Del Bufalo (provenienza Amici di Maria), Guglielmo Scilla (provenienza il serial web Freaks!) e Rocco Siffredi (provenienza a luci rosse).
Il canovaccio, ad alto tasso di riciclo, coinvolge due famiglie: una, di Lecco (coppia De Nardis-Boldi), è nel business delle televendite e ha abitudini fiscali poco ortodosse; l’altra, di Napoli (coppia Anna Maria Barbera-Biagio Izzo), gira attorno a un padre che lavora per la Guardia di Finanza e ha l’ossessione degli evasori. Entrambe a Parigi, finiranno per caso a condividere la stessa suite d’albergo, con tutti i disagi, gli intrecci amorosi e l’avance sessuali del caso.

Con Biagio Izzo ancora una volta in divisa, Enzo Salvi ancora una volta a fare il super-coatto, Anna Maria Barbera ancora una volta impegnata in primitivi giochi di parole, Massimo Ceccherini ossigenato e Boldi che al massimo dell’ispirazione si fa esplodere un phon tra i testicoli, ci si ritrova a lamentarsi non tanto per l’impostazione dell’operazione – che replica maschere, ruoli e dialetti come tradizione della Commedia dell’Arte – o per le punte di volgarità – ce n’è né più né meno che in Una notte da Leoni 2 – quanto per la povertà della confezione e della scrittura. Tra personaggi-fantasma che appaiono e scompaiono senza logica (Raffaella Fico), snodi di trama privi di giustificazione (il pre-finale “giallo” o il matrimonio in chiusura) e un montaggio frettoloso, è l’intera operazione a difettare di senso, anche all’interno delle coordinate in cui si propone di collocarsi. La pochade, persino più degli altri generi, non si giova delle soluzioni improvvisate.

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Mi piace
Diana del Bufalo e Guglielmo Scilla sono due genuini giovani talenti

Non mi piace
Per mettere in piedi una farsa professionale e degna della tradizione della Commedia dell’Arte ci vorrebbe un po’ più di attenzione in fase di scrittura e montaggio.

Consigliato a chi
A chi ama i cinepanettoni e la pochade di grana grossa

Voto: 1/5

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