Midnight in Paris: la recensione di Giulia—

Se si ha presente Manhattan il paragone con Midnight in Paris è inevitabile: in entrambi i casi il regista ci regala suggestive immagini da cartolina per aprire la sua lettera d’amore alla città.
Gil (un Owen Wilson con un evidente recitazione alla Allen) è uno sceneggiatore hollywoodiano di film banali ma di successo che ha deciso di dare una svolta alla propria carriera scrivendo un libro che però non convince né se stesso né la sua futura e poco affine mogliettina Ines (Rachel McAdams). Così Gil, mentre Ines passa le serate tra una festa e l’altra, vaga solitario per Parigi e allo scoccare della mezzanotte, come un moderno “cenerentolo”, sale su una macchina d’epoca e il suo sogno si avvera: viene catapultato negli anni ’20, epoca che sente molto più affine a quella a lui contemporanea e che ritiene un’età d’oro della cultura. Fa così la conoscena dei Fitzgerald, di Hemingway, di Picasso e soprattutto di Adriana (Marion Cotillard), musa di molti artisti che avrebbe voluto essere nata in tempo per vivere nella belle epoque.
Midnight in Paris è il grande ritorno di Woody Allen nel cuore del pubblico doppo il non troppo fortunato Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni. E’ un film che tutti possono vedere, dagli allenisti convinti a quelli appena convertiti fino ad arrivare a coloro che non hanno mai visto un suo film.
Il film ha tutto ciò che si può desiderare: una storia accattivante, un cast ricco e talentuoso (compresa l’apparizione della première dame Carlà che ha tanto fatto parlare), un’ambientazione quasi magica, in più si ride e si passano 95 minuti buoni di intrattenimento, senza dimenticare un insegnamento implicito: non ci si può rifugiare e vivere in un’altra epoca, ignorando i problemi della vita dei giorni nostri. Gil, come del resto Adriana e gli intellettuali della sua amata belle epoque, sente di appartenere ad un altro periodo storico e si trova a dover decidere quando vivere e soprattutto se vivere solo di notte, in un’illusione della realtà, o vivere al meglio anche le giornate, nel mondo reale, ma si trova anche a tirare le file della relazione sempre più al capolinea con Ines. Come in una favola Gil fa la scelta giusta e cammina spedito verso l’happy ending.
L’ultima fatica di Allen è uno dei suoi migliori film e racchiude tutto il meglio dello stile del regista newyorkese, dando inoltre spazio alla sua personale visione della città stessa, dei personaggi e dell’epoca narrata.

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