Monsieur Lazhar: la recensione di Daniela Bizzarro

Sulla scia dell’attimo fuggente, ecco arrivare in punta di piedi nelle sale italiane, Monsieur Lazhar.

La classe di una scuola elementare, viene sconvolta dall’improvviso suicidio del suo insegnante. Viene assunta per sostituirlo,Bachir Lazhar, un immigrato algerino ad un passo dall’espulsione dal paese. Ancora sconvolti dalla tragedia, nessuno a scuola si cura del nuovo insegnante, restando così all’oscuro di alcuni episodi del suo passato che lo accomunano al dolore dei suoi alunni.

Due mondi che s’incontrano, due realtà private di un qualcosa, segnate nel profondo dagli avvenimenti della vita che, si aiuteranno a vicenda.

Con Monsieur Lazhar, Philippe Falardeau, già autore di “It’s Not Me I swear”, porta sul grande schermo una metafora della vita in grande stile. Perno principale della pellicola è infatti la mutabilità della vita, e il suo costringerci spesso a coinvivere con dei vuoti, in questo caso provocati dalla morte.

Acclamato dalla critica, la pellicola è stata selezionata come candidata agli Academy Awards 84, Monsieur Lazhar, è un film poetico ed intenso e, allo stesso tempo mai banale, destinato a colpire lo spettatore per la sua dolcezza e spessore. L’interesse dimostrato da Falardeau nei confronti dei drammi della crescita e, la sua bravura nel raccontarlo, fa della pellicola un piccolo grande capolavoro, capace di riscaldare anche i cuori più aridi abitanti di un mondo, che da tempo ha perso di vista i suoi valori.

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