telegram

Morto Stalin, se ne fa un altro

La graffiante satira sul dittatore sovietico, diretta dal regista scozzese Armando Iannucci

Morto Stalin, se ne fa un altro

La graffiante satira sul dittatore sovietico, diretta dal regista scozzese Armando Iannucci

Morto Stalin, se ne fa un altro

A Mosca, nel 1953, Stalin viene trovato morto nel suo studio, colpito da un infarto. Lo stato maggiore sovietico, ovvero i più stretti collaboratori del dittatore, tra cui Malenkov, Kruscev, Molotov e Beria, si ritrova sorpreso e paralizzato al cospetto della dipartita del loro leader.

Adattando la graphic novel di Fabien Nury e Thierry Robin The Death of Stalin, il regista scozzese Armando Iannucci (sua Veep – Vicepresidente incompentente, una delle migliori serie satiriche degli ultimi anni) si è inoltrato nella stanza dei bottoni del potere dalla porta principale, e peraltro nel momento del suo ineluttabile venir meno, usando il pedale della satira e dell’umorismo nero, ora gelido ora trattenuto, ma quasi sempre fumettistico e a due dimensioni, di tanto in tanto anche di grana grossa.

Si tratta di una chiave di lettura molto interessante, perché il film di Iannucci, presentato in concorso al 35° Torino Film Festival e in arrivo nelle sale italiane il prossimo 11 Gennaio 2018 con il titolo Morto Stalin, se ne fa un altroè un divertissement dissacrante e corrosivo che si concede forzature a tutto campo per fare del dietro le quinte della Storia, e dei suoi ingessati, ridicoli cerimoniali e opportunismi, un campo di battaglia di cui ridere a crepapelle, ma con un evidente sottotesto cinico.

Il senso del ridicolo del film e la sua idea di comicità, molto fedele a quella della fonte letteraria originale, non sempre colgono nel segno in quanto a ritmo e a coinvolgimento dello spettatore. Spesso si concentrano troppo su tic e dettagli ora buffi e goffi ora macabri e respingenti, che alla lunga sanno di civetteria compiaciuta delle proprie trovate più che di reale attenzione agli esplosivi ingranaggi comici della vicenda.

Ma Morto Stalin, se ne fa un altro è comunque una commedia caustica e soprattutto singolare per lo spirito di fondo che la anima, per la sua voglia di essere sottilmente critica, dolcemente aspra, mai accomodante. La sua è una pulsione sinceramente pessimista, che pur nascondendosi dietro la solarità della gag non manca di fare dei suoi personaggi e delle loro stupidaggini dei fantocci in balia di presagi ridicoli e indizi risibili, succubi e paradossali. Eppure, nella loro infantile brama di potere, probabilmente più veri del vero.

Il tutto è affrontato ovviamente con una notevole dose di leggerezza, come british humour impone, ma la scomposta e indignata reazione che il film ha suscitato nella Russia di Putin lascia intendere benissimo la capacità del film di graffiare, al netto dei suoi scompensi e difetti. Menzione speciale per il solito, irresistibile Steve Buscemi nei panni di Kruscev.

Mi piace: il pedale della satira, premuto al massimo dell’accelerazione, con una comicità a tutto campo

Non mi piace: un’eccessiva, immemore leggerezza nel maneggiare certi risvolti tragici della Storia, senza mai lasciar trasparire un accenno di pietas

Consigliato a: gli appassionati di storia e soprattutto a quelli di satira

Voto: 3/5

© RIPRODUZIONE RISERVATA