Mustang: la recensione di Letizia Lara Lombardi

Mustang è un film di grande freschezza e allo stesso tempo di forte impatto emotivo. Presentato in anteprima alla Quinzaine des Réalisateurs durante il Festival di Cannes è il primo film di Deniz Gamze Ergüven. La giovane regista turca ha studiato cinema in Francia e nel suo lungometraggio di debutto dà voce alla sua cultura con uno sguardo diverso, un po’ più europeo.

Il titolo del film ricorda i cavalli selvaggi famosi per la loro resistenza, grazia, velocità e l’indipendenza, ma parla di cinque ragazze. Le sorelle Lale, Nur, Ece, Selma e Sonay vivono in un paesino sulla costa del Mar Nero. Abituate a scherzare e a giocare senza malizia con i compagni di classe, per festeggiare la fine della scuola si concedono un pomeriggio in spiaggia con gli amici, senza rendersi conto che stanno commettendo un grave errore: il villaggio le osserva e le giudica. Per difendere la loro reputazione la nonna e lo zio, che si occupano di loro dalla morte dei genitori, decidono di rinchiuderle in casa e fare di loro delle donne pronte al matrimonio. Così la villetta di campagna si trasforma lentamente in una prigione: nessun contatto con il mondo esterno se non per essere messe in mostra. A dare voce alle ragazze la minore di loro: la piccola Lale è un vero spirito libero, una personalità forte e trascinante.

La macchina da presa ci catapulta nella vita delle sfortunate sorelle con una profonda delicatezza che ci permette di immedesimarci con queste cinque ragazze che lottano per poter decidere della propria vita. Mustang è un’opera che si concentra sul grave problema sociale dei matrimoni combinati e del ruolo sottomesso della donna, mostrando in modo semplice un problema grave che mina la libertà di queste giovani donne, non ancora pronte a essere mogli, madri. Il modo in cui la regista racconta gli avvenimenti è potente e mai banale: un modo molto personale di narrare quelle cinque generazioni che portano dentro ognuna qualcosa della stessa Ergüven, che dichiara: «Avevo l’esigenza di parlare di cosa significa essere una ragazza, una donna oggi in Turchia. Un argomento molto discusso, vivacemente contestato nella società turca in questo momento, dove le donne non hanno la possibilità di far sentire la loro voce».

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Mi piace: Il punto di vista del personaggio fresco e spensierato di Lale e lo sguardo della regista su queste cinque generazioni
Non mi piace: Quando le dinamiche della prigionia prendono il sopravvento sullo spirito di ribellione
Consigliato a chi: A chi ama i film dove il punto di vista femminile è potente e incredibilmente attraente

Voto: 4/5

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