Priest: la recensione di Adriano Aiello

In un mondo alternativo, risultante da una guerra secolare tra uomini e vampiri, i superstiti vivono in una città desolata sotto il controllo di un ordine filocristiano. L’equilibrio è spezzato dal rapimento della nipote del sacerdote e cacciatore Ivan Isaacs (Paul Bettany), costretto a infrangere gli ordini della sua organizzazione e a fronteggiare i vampiri, coadiuvato dal compagno della rapita (Cam Gigandet), da uno sceriffo della terra di nessuno e da una ex Sacerdotessa dalla grande abilità nelle arti marziali (Maggie Q).
Non è sicuramente un film per palati fini Priest, e tuttavia non difetta in sincerità. Dall’incipit in animazione ai successivi sviluppi, attraverso l’abuso di dialoghi fumettistici e musiche enfatiche, è un miscuglio di situazioni e immaginari a cavallo tra action muscolare, horror, arti marziali, sci-fi tecnologico e persino western. L’esibizione di questo crossover da b-movie gonfiato (60 milioni di dollari di budget) e dal sapore mistico, derivante dal manhwa (fumetto coreano) di Hyung Min Woo, è così manifestamente ruffiano che si fa fatica a giudicarne con severità i risultati. Ovvio però che la scrittura debba fare i miracoli per tenere insieme questa commistione spericolata, non riuscendoci quasi mai. I vari momenti di buon impatto spettacolare funzionano più come clip estraibili che all’interno di una struttura che si dimostra generalmente noiosa. I vampiri “gollumizzati” fanno un po’ sorridere, ma in compenso le moto su cui sfrecciano i protagonisti sono fantastiche.

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Mi piace
L’impianto da b-movie fracassone del film che sottrae seriosità alle vicende

Non mi piace
L’accumulo indiscriminato di situazioni e generi cinematografici, come chiara scorciatoia per non impegnarsi in una scrittura più ricercata

Consigliato a chi
Non ha grandi difficoltà a sospendere credibilità e plausibilità delle vicende e vuole godersi un’ora e mezza di intrattenimento

Voto: 2/5

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