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Prima di domani

Quando il disagio adolescenziale è un loop tragico e senza via d'uscita: un'adolescente rivive l'ultimo giorno della sua vita all'infinito

Prima di domani

Quando il disagio adolescenziale è un loop tragico e senza via d'uscita: un'adolescente rivive l'ultimo giorno della sua vita all'infinito

Prima di domani Zoey Deutch

Sam (Zoey Deutch) è una giovane ragazza dalla quotidianità apparentemente perfetta che si ritrova a vivere giorno per giorno l’ultima giornata della sua vita. Un dedalo senza via d’uscita che si articola sempre secondo le stesse modalità, ripercorrendo un giorno non casuale (San Valentino) attraverso situazioni scolastiche, conversazioni con le migliori amiche e una festa a lungo attesa che degenera in una lite furibonda tra le ragazze più popolari della scuola e una loro compagna, bollata da tutti come una freak psicopatica. Le amiche di Sam, nel frattempo, fanno pressione su di lei affinché abbia il suo primo rapporto sessuale col fidanzato e non mancano di punzecchiarla a più riprese.

Prima di domani, tratto dall’omonimo romanzo di Lauren Oliver, è un cupo teen drama dai contorni adolescenziali con tutte le prerogative del caso e gli elementi tipici del genere prontamente incorporati, ripercorsi di continuo attraverso un tracciato ben preciso e uno schema che oltretutto si ripete in maniera ossessiva e seriale. L’idea di partenza, già di suo abbastanza abusata e vista in moltissimi film, da Ricomincio da capo, col celeberrimo e proverbiale “giorno della marmotta” rivissuto ad libitum da Bill Murray, a Source Code, passando per Edge of Tomorrow e un Un minuto a mezzanotte (ma anche Topolino e la magia del Natale aveva detto la sua in materia), è applicata a un canovaccio non troppo originale né memorabile. All’insegna, tra l’altro, di blande situazioni giovanilistiche e stereotipi assortiti, che attutiscono il dramma della ragazza protagonista e lo ricompongono in maniera puntualmente levigata e ammorbidita.

Il titolo originale, Before I Fall, fa riferimento a una caduta dal sapore rovinoso e dalle conseguenze letali che il titolo italiano abbandona per puntare sull’impossibilità di appropriarsi di un domani abitale. A conti fatti, è forse la denominazione nostrana quella che rispecchia di più la natura del film di Ry Russo-Young, perché il teen drama che fa da impalcatura primaria a tutta la vicenda non ha certo i tratti deformi dell’incubo né quelli cupi dell’ossessione e, per l’appunto, dell’inciampo fatale, ma preferisce stemperare l’asprezza nella mielosità e la nevrosi del tempo presente, che si ripresenta sempre uguale a se stesso, nel vago tentativo di rifugiarsi nella prefigurazione malinconica e struggente di un futuro (im)possibile.

Tale dimensione onirica, che lavora sulla sospensione e sul limbo in cui è imprigionata Sam per trasferire allo spettatore lo stesso sentore di indeterminatezza, rimane purtroppo incerta e zoppicante, effimera e poco strutturata, anche se la protagonista Zoey Deutch, che ha dalla sua la giusta dose di dolcezza e semplicità per restituire lo spaurito spaesamento del suo personaggio, prova a infondere al suo ruolo la fragilità e l’indeterminatezza che un copione del genere, per quanto non del tutto risolto, sembrerebbe richiedere, anche solo per protrarre a dovere, se non all’infinito, la sospensione dell’incredulità.

La risoluzione dell’inghippo, sulla quale diremo il meno possibile, evita di affrontare in maniera troppo ravvicinata la questione dal punto di vista meramente narrativo e preferisce rintanarsi anch’essa in un’irresolutezza dai contorni sentimentali e quasi spirituali, con qualche trascurabile digressione stucchevole. L’insieme dell’operazione, dal canto suo, insegue un consueto target young adult che tenga insieme il pubblico dei teenager e quello di chi ha uno o due decenni in più sulle spalle dal punto di vista anagrafico, mescolando ammiccamenti sessuali a effetto o pseudocolti («Sono all’inferno eteronormativo») e qualche immancabile risvolto dark, un discreto deficit di consapevolezza, quasi tutto della protagonista, e una rappresentazione piuttosto letterale dell’alienazione giovanile, trasposta sotto forma di loop raggelante.

Mi piace: la spaurita dolcezza della protagonista Zoey Deutch, molto adatta al ruolo

Non mi piace: la fragile esilità di una sceneggiatura poco originale, applicata a un tema abusato

Consigliato: a un pubblico di teenager in cerca di una storia adolescenziale a tinte forti, o a degli spettatori di gusti young adult alla ricerca di una storia frivola ma dai toni cupi

Voto: 2/5

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