Prometheus: la recensione di MatteG3

Prometheus, film di Ridley Scott sa stupire ma non va a fondo.
Il regista dalle mille facce produce un nuovo kolossal, degno di nota, con un cast che varia da Noomi Rapace, Charlize Theron fino a Michael Frassbender.
Il 3D è davvero impressionante, numerose sono le riprese di paesaggi rocciosi di un pianeta sconosciuto (Luna LV-223) oppure di cascate imponenti, il tutto davvero molto immersivo. Altro punto di forza della terza dimensione sono le modernissime apparecchiature usate dagli scienziati, che spiccano facendo trasalire un futuro ipertecnologico dove dei ricercatori sono impegnati in una pericolosa missione per scoprire le tracce di un antichissima razza aliena, situata su un pianeta anni luce dalla Terra.
Lo scorrimento del film è molto lineare, e, anche non avendo visto nessun altro film tipo “Alien” (Prometheus dovrebbe essere un prequel) la trama si capisce “abbastanza” (il finale è un po’ ingarbugliato).
Verso metà il film inizia a essere più frenetico, si parte da una tempesta di sabbia fino ad arrivare a intere distruzioni di massa… Questo fa aumentare la tensione; lo spettatore si ritrova a guardare delle sequenze di forte impatto visivo (auto-operazione di Noomi Rapace), senza più tenere conto alla narrazione.
Il dubbio che mi sorge è che, anche dopo aver scoperto che la creazione dell uomo sulla Terra dipenda da una razza aliena (o così vuole fare credere il film) i ricercatori rimangano quasi impassibili. E io mi chiedo:” Non c’è lo stupore di aver risposto a una delle domande più importanti dell’universo? Non c’è l’orgoglio di aver trovato una nuova razza o forma di vita? ” … Io non le ho viste.
Il film si conclude lasciando il dubbio, l’incertezza e la stranezza perchè tutto è successo troppo in fretta o perchè non esistono delle risposte alle domande che si pone il film.
L’impossibile non si può raggiungere, nemmeno nei film, soprattutto se le risposte non le abbiamo nemmeno nel mondo reale.
Posso concludere che, l’unica cosa che rimarrà allo spettatore, sarà il ricordo di quei maestosi paesaggi sconosciuti. In ricordo che… forse in un lontano futuro, anche la nostra razza potrà esplorare.

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