Run All Night – Una notte per sopravvivere: la recensione di Andrea Facchin

«Ancora due anni e smetto con i film d’azione», aveva dichiarato qualche tempo fa Liam Neeson. Che nel frattempo ha ancora diverse cartucce da sparare. Reinventatosi action hero con la saga di Taken, l’attore non ha più abbandonato il genere, salvo qualche excursus in territori più autoriali (vedi Third Person di Paul Haggis). L’ultima fatica si chiama Run All Night, film diretto da Jaume Collet-Serra, regista che si autodefinisce (senza troppa modestia) il “Luc Besson spagnolo” e che con l’attore irlandese aveva già lavorato in Non Stop, un thriller ambientato su un aereo. Qui torniamo sulle strade di New York e Neeson interpreta Jimmy Conlon, un ex killer tormentato dal suo passato criminale che l’ha allontanato dagli affetti più cari, avvicinandolo invece alla bottiglia. La situazione precipita quando, per salvare suo figlio Michael – che non gli parla da anni -, uccide il figlio del suo migliore amico, il boss Shawn Maguire (Ed Harris). Così, in una notte, Jimmy deve proteggere la sua famiglia dall’ira del suo ex collega e scacciare definitivamente i fantasmi che albergano nei suoi incubi.

È uno strano ibrido Run All Night, un incrocio tra il noir più classico, con un antieroe di spessore al centro, e il ritmo serrato dei thriller di oggi. Gli elementi tradizionali – sparatorie, scontri corpo a corpo, inseguimenti ed esplosioni – non mancano, ma la sceneggiatura di Brad Ingelsby mira ad arricchire gli stereotipi del genere con la profondità del rapporto tra padri e figli, che unito al desiderio di vendetta più tradizionale, dona alla storia contorni quasi shakespeariani. Il cuore sta nel duello tra i due protagonisti, legati da un destino già scritto per entrambi, in cui si inseriscono il poliziotto integro e determinato (Vincent D’Onofrio, lontano dalla violenta schizofrenia del Kingpin di Daredevil) e un assassino glaciale che ha il volto del rapper Common (permiato con l’Oscar per la colonna sonora di Selma). Neeson e Harris sono due veterani al servizio di un film che scorre senza grosse sorprese, ma godibile nella sua semplicità, che regala pure un Nick Nolte irriconoscibile nella piccola parte che si ritaglia. Con una struttura circolare, che comincia dalla fine per raccontare ciò che è avvenuto 16 ore prima, Run All Night è un thriller a orologeria dove le colpe dei padri ricadono sui figli, incapaci di sfuggire al sangue che scorre loro nelle vene, volenti o nolenti. Al resto ci pensa Neeson: spara, picchia e uccide con gran classe.

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Mi piace:
Neeson fa sempre la sua scena nel ruolo del Charles Bronson di oggi e i suoi dialoghi con Harris superano anche le scene d’azione più spettacolari.

Non mi piace:
Lo schema narrativo prevedibile, che segue in modo fin troppo scolastico i canoni del genere.

Consigliato a chi:
Cerca un action thriller godibile, con due protagonisti convincenti.

Voto: 2/5

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