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Saving Mr. Banks: la recensione di ale5b

Saving Mr. Banks: la recensione di ale5b

Dalla penna della Travers a quella di John Lee Hancock. La storia della tata più famosa del mondo si fa da parte per raccontarne il turbolento e burrascoso processo che le ha permesso di diventare un’ icona cinematografica indissolubile. Un corteggiamento duranti vent’anni da parte di un uomo che regala i sogni, verso una donna a cui i sogni piace invece vederli reali.

E’ un anima difficile quella di Pamela Lyndon Travers, donna che ostenta una macchiavellica sicurezza che fa da parafulmine ad una fragilità complessa. Il suo rapportarsi con le persone, che mette costantemente in soggezione, trova un’improvviso e folgorante cambiamento al capezzale di Mr Walt Disney, patron di un impero affermato che lo rende un uomo talmente rispettabile da suscitare in lei un’apparente riverenza. Le ostinazioni, i biechi interessi, capricci e timori, le promesse infrante, quelle da mantenere diventano l’anima di una storia che vola sulle ali della magia. Lo sfondo infantile della Los Angeles disneyana è una giostra fantastica che ci prende per mano e ci riporta indietro nel tempo, quando appunto i sogni coloravano il mondo e i cinema facevano delle famiglie il pane quotidiano.

Mary Poppins è l’ago della bilancia tra i due. Non è solo una storia, non è solo una pellicola con la quale riempire secchi di denaro. Fin da subito, questo meraviglioso dietro le quinte, ci mostra un’anima più profonda, amara e sentimentale. Attraverso numerosi flashback, i pensieri della Signora (mi raccomando!) Travels spostano la narrazione tra l’attuale e il passato. O forse tra la realtà e la fantasia. Walt Disney va a caccia dei diritti della storia ma la sua diventa una partita a poker, dove il rapporto di fiducia diventa ben presto determinante e naturale al fine di liberare la stessa autrice dei pesi di una vita sofferta. Ma Mary Poppins non è solo una storia. E’ affidare la propria vita in mani sconosciute. Bisogna essere sicuri di fare la cosa giusta.

Superlativa Emma Thompson, non a caso già due volte premio Oscar. La metamorfosi del personaggio durante il corso della storia fa innamorare lo spettatore. Pamela Travels è un’alchimia di stati d’animo assurdi e estremi caratterizzata in modo impeccabile dall’attrice londinese che diventa geniale nel scioglierle la corazza a poco a poco. Gli incontri/scontri con Walt Disney e i suoi storici collaboratori tengono banco per tutto il film dando quel tocco frizzante e ironico che ne testimonia una collaborazione impervia e complicata. Ci mette tanto di suo invece Tom Hanks nel vestire i panni del coprotagonista di questa storia. Gli occhi piccoli e penetranti e un sorriso pubblicitario, trasmettono da subito affabilità e allegria. In poche parole: l’uomo che irradia le famiglie. Personalità vincente, si è fatto da sè, gentile verso ogni persona a lui dipendente. Il re di un impero colossale che non accetta una vita in bianco e nero. Ma proprio come la Signora Travels, Walt (mi raccomando!) porta una maschera di perenne giubilio che nasconde qualcosa di meno festoso. Sarà il loro viaggio intimo, quasi analista, a portarli a scoprirsi a vicenda.

Film asciutto e genuino, la dimostrazione di come sia ancora possibile ottenere la qualità attraverso, e con, la magia del cinema. Il “making of” di Mary Poppins richiama alla mente di tutti i ricordi d’infanzia, quando proprio Disney era sinonimo di bambini e felicità. Più di una volta il film fa sorridere, a tratti commuovere. Corrono parole forti: “prometti”, “per sempre”, “non mi lasciare”. Il lato sentimentale è spiccato ma non muove a compassione. La semplicità ne facilità lo svolgimento di due ore, i numerosi flashblack non sono altro che la storia parallela che accompagna la crescita e lo sviluppo di quella che un domani sarà una pietra miliale della cinematografia mondiale. Colin Farrell e Paul Giamatti offrono performance forti e significative. Come tutti gli altri anche loro portano dentro di sè “una famiglia Banks”, che sia una bottiglia mezza vuota o una figlia costretta su una sedia a rotelle. Ma è proprio qui che il messaggio del film arriva urlato a squarcia gola: “Sogna, bambina mia. Con la fantasia puoi fare quello che vuoi!”. Magari non fare miracoli, ma sicuramente nascondere i problemi dietro un sorriso.

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