Sherlock Holmes: Gioco di ombre: la recensione di Camilla Di Spirito

Sherlock is back. Più irriverente e sfrontato che mai. Guy Ritchie trasforma per la seconda volta il flemmatico personaggio di Conan Doyle in una simpatica canaglia dal fascino irresistibile, pronta a scontrarsi questa volta con un avversario all’altezza del suo intuito: il temibile professor Moriarty (Jared Harris). Ancora una volta al fianco dell’infallibile detective troviamo il razionale Watson (Jude Law), legato a lui da un rapporto alquanto bizzarro e viscerale, che Holmes stesso definirà “relazione atipica”, nonostante lo scetticismo del collega. In questo nuovo capitolo fa la sua comparsa anche l’arguto fratello del protagonista, Mycroft, intellettuale da salotto alla Oscar Wilde, interpretato da Stephen Fry (che nel 1997 si è realmente calato nel ruolo dello scrittore inglese nell’omonimo biopic). Triplicata la presenza femminile: alla bella Rachel McAdams si aggiunge Noomi Rapace, perfetta gitana, che divide lo schermo con Kelly Reilly, moglie di Watson e vera “antagonista” del nostro eroe. Menzione d’onore per Robert Downey Jr. che presta il volto sbattuto e il fisico asciutto al famoso e sagace detective, trasformandolo all’occorrenza in un aitante pugile o in un geniale scienziato pazzo (ne sa qualcosa il povero cane di Watson, vittima inconsapevole dei suoi assurdi e spassosi esperimenti). Ritmo serrato, trama intricata al punto giusto, humour e ironia che conquistano. Meritatamente campione di incassi come il primo episodio, è un film assolutamente da non perdere.

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