Silent Hill: Revelation 3D: la recensione di Daniela Bizzarro

Nato dalla mente di Michael j Basset, gia papa’ del primo capitolo, Silent Hill Revelation 3d e’ quel che si puo’ definire “un lavoro incompiuto. Trasposizione cinematografica del terzo capitolo dell’omonima saga di videogiochi; Reveletion presenta a differenza di alcuni suoi predecessori di celluloide, come Resident evil, delle ambientazioni del tutto fedeli al videogioco, cosa che non guasta mai vista l’alta percentuale di fan della saga giocabile recatosi a vedere il film, peccato per la trama.

Nonostante gli effetti speciali e il 3d abbiano svolto alla grande la loro parte, Silent Hill 2 pecca di una grave mancanza, una storia di spessore che possa fare da base solida al grande lavoro svolto per la fotografia.

La storia prende il via con l’arrivo di Heather e di suo padre in una nuova citta’. In fuga da anni attraverso l’America, la ragazza ha sempre creduto di essere qualcuno che in realta’ non era e, saranno i suoi incubi piu’ atroci a svelarle la verita’. Tornare a Silent Hill, il luogo che l’aveva gia’ intrappolata anni prima, e’ l’unica speranza che le rimane.

Preso dalla cura dei particolari, che legano Revelation al primo capitolo, Basset ha finito per dimenticare di dare spessore alla pellicola. Al contrario del videogioco infatti, Silent Hill 2 e’ del tutto privo di attimi di suspence o di rimandi all horror bello e buono, mentre invece abbondano scene di sangue al limite del disgusto e, una sorta di buonismo dei personaggi per nulla adatto a film di questo genere.

In poche parole, chi si recasse al cinema sperando di vedere un film degno del nome che porta, si prepari a restare deluso, in quanto del videogioco Silent Hill Revolution, ha solo la facciata.

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