Sin City: Una donna per cui uccidere: la recensione di Mauro Lanari

Copycol del precedente, alcune new entry nel cast stellare, storia mosaico con le singole trame che s’affastellano ma non s’intrecciano, contraddittoria aggiunta del 3D per uno stile di cinema che si piega pure troppo alla piatta bidimensionalità della graphic novel, stilizzazioni che trapassano nella stereotipizzazione, debordamento della voce over chandleriana (con doppiaggio anche di Pino insegno): adorato dai fedelissimi milleriani, flop al botteghino, 44% su Rotten Tomatoes. Un sequel ectoplasmatico quanto l’Hartigan di Willis. Il cameo di Doc sarà una citazione da “Ritorno al futuro”, ma i quasi 10 anni dal 1° capitolo sono trascorsi male, l’elemento sorpresa è svanito e tuttavia i registi si ripetono incuranti del tempo e dell’evoluzione filmica avvenuta nel periodo. Qualcuno ha iniziato a definirli cinefumettoni.

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