Suicide Squad: la recensione di MatteoArfini

Aspettando il debutto al cinema della justice League, la DC comics ha deciso di lanciare come risposta all’ormai ben più navigato ( e studiato)universo Marvel la squadra di super cattivi: la Suicide Squad.

David Ayer( il regista)mette in campo un team di star del cinema, ma la bravura quasi terrificante della Harley Queen di Margot Robbie, che in molti gesti ed espressioni ci ricorda l’indimenticabile joker di Heat Ledger, e la grande performance di Will Smith che come al solito riesce a dare al suo personaggio,Deadshot, sia il giusto “cazzodurismo” che la vena più sentimentale e sensibile nei confronti della figlia, non riescono a sollevare un film che agli occhi appare troppo confusionario e caotico.

La trama viene infatti sviluppata frettolosamente e non in maniera omogenea, tutta la pellicola si svolge quasi interamente nello stesso luogo e il villain (l’incantatrice di Cara delle Vigne) rimane immobile in un solo punto per più di un’ora. le scene d’azione sono troppo caotiche e quasi “nonsense” risultando più che altro pasticciate con elicottri e aerei che sischiantano a destra e a manca, e l?unica scena veramente godibile resta il dialogo dei nostri anti-eroi al bancone di un bar.

Infine, se il pubblico si aspettava un grande joker, ne rimarrà deluso: Jared Leto forza quasi allo stremo la sfumatura pop del suo personaggio che sembra quasi più conforme ad un luna park che a un film, limitando le sue brevi comparse a qualche risatina fuori luogo e fastidiosa che non convince lo spettatore legatopiù all’apetto psicologico che fisico.

Sembra che La Dc e Warner Bros stiano correndo troppo in fretta cercando di acchiapare lo spessore delle pellicole e dei personaggi Marvel che hanno raggiunto oramai un livello superiore al semplice e piatto cinecomic.

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