Super 8: la recensione di Leo M.

Super 8
USA, 2011
un film di J.J. Abrams
con Kyle Chandler, Elle Fanning, Joel Courtney

Un gruppo di ragazzini con la passione per il cinema, nel girare un filmino dell’orrore amatoriale, riprende involontariamente un disastroso incidente ferroviario che si rivelera’ nascondere un mistero dai risvolti inquietanti…
Fate incontrare i protagonisti di Stand by me con la versione cannibale di E.T. l’extraterrestre e otterrete Super 8, un film che con appassionata cinefilia omaggia i classici della ‘fantascienza di formazione’ del maestro Spielberg alterandone pero’alcuni canoni di base; ripropone la storia di una bella amicizia, le problematiche del rapporto genitori/figli, i primi germogli d’adolescenza, la perdita dell’innocenza, il tutto ambientato negli anni ’70 in una cittadina di provincia dell’Ohio dove i ragazzi sfrecciano qua e la’ a cavallo delle loro biciclette, ma nonostante queste e altre somiglianze (che si trovano anche nelle inquadrature, nella fotografia, nella musica) la regia di Abrams crea un’atmosfera diversa, assai meno fiabesca di quella Spielberghiana, piu’ disincantata, cupa e piuttosto inquietante. Spielberg e’un ottimista capace di guardare il mondo attraverso gli occhi dei ragazzini di cui racconta, miscelando brividi e positivita’, Abrams invece e’piu’ pessimista, il suo e’un mondo insidioso e a tratti terrorizzante.
La scena mozzafiato del disastro ferroviario, ad esempio, dimostra subito questo spirito: la scena e’visivamente incredibile, ma cio’ che la rende davvero emozionante e’ il fatto che, in mezzo a questo armageddon di esplosioni e carrozze del treno che si schiantano ovunque, ci siano i ragazzini; il gruppo di amici non riesce a mettersi al sicuro, la forza devastante dell’evento polverizza ogni possibile riparo e questi si ritrovano a correre in mezzo a lamiere che si schiantano ovunque e deflagrazioni continue, soli, terrorizzati, impotenti. Quando gli orrori del mondo si manifestano in tutta la loro grandezza nemmeno l’ottimismo di un bambino puo’far qualcosa.
Pero’, mentre nella prima parte la storia e’ intensa e ben scritta, i personaggi vengono creati e approfonditi a regola d’arte e in sottofondo si costruisce passo passo un alone di mistero sempre piu’ intrigante, nella seconda meta’ si perde parte di tutto cio’, lasciando spazio a piu’azione, meno introspezione e una tensione forte e incalzante che pero’ alla lunga diventa quasi fine a se stessa, deludendo molte delle grandi aspettative che erano sorte durante la prima meta’ del film. Il finale, poi, e’ piuttosto deboluccio.
Parlando degli attori, i ragazzini protagonisti, oltre che perfetti per il ruolo, sono incredibilmente bravi, capaci di dar vita a personaggi vivi e intensi, di creare una connessione con lo spettatore, specialmente i due protagonisti, Elle Fanning (sorella della gia’ famosa Dakota) e Joel Courtney (che ricorda molto il piccolo Elliot di ‘E.T. L’extraterrestre’). Anche gli ‘adulti’ recitano tutti ottimamente, ma il gruppo di ragazzi e’talmente bravo che ruba di continuo la scena, lasciando poco agli attori di contorno.
Ultima ma non ultima la colonna sonora di Michael Giacchino che ricorda i tempi d’oro di John Williams, con una punta di cupezza in piu’, perfettamente in linea con la filosofia del film. Giacchino si riconferma, assieme ad Alexandre Desplat, il piu’ talentuoso della nuova generazione di compositori per il cinema.

Voto 3/5

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