Super 8: la recensione di Nerofrank

J.J.Abrams non finirà mai di stupirmi per la sua capacità di ‘reinventare’ capolavori del passato.C’è riuscito due anni fà con ‘Star Trek’ e c’è riuscito adesso con ‘Super 8’. La magia di un film come E.T. rivive in questa pellicola senza essere stata scopiazzata o rifatta pari pari anzi, viene cambiato tutto, stravolto direi e malgrado questo tutto rimane esattamente al suo posto. Il gruppo di ragazzini è lo stesso e la loro passione per il cinema li porta a una scoperta incredibile e terrificante. In certi punti del film sembravano non come quelli di E.T. bensì come quelli di ‘IT’, il capolavoro di Stephen King e sto parlando del libro. I terribili avvenimenti li fanno crescere, loro malgrado, e si domostrano molto più maturi e freddi degli adulti (e dei genitori nel caso di due). Lottano senza perdersi d’animo nel cercare di capire, prima, cosa stia accadendo nella loro tranquilla cittadina (Lillian, Iowa)e soprattutto nella disperata ricerca, dopo, della loro amica (e per uno di loro anche più di una semplice amica) nella tana dell’orrendo mostro dalle caratteristiche molto simili a quello visto in ‘Cloverfield’ (pellicola sempre partorita dalla fervida mente di J.J. e compagni). E a proposito dell’alieno: la narrazione passa dal fatto che si tratti solo di una bestia, sconosciuta e cattiva, fuggita dalla sua gabbia, che sta seminando il panico nella cittadina, al fatto che non si tratta altro che di una creatura proveniente da un altro pianeta sì, ma che si è solo persa e che vuole semplicemente tornare a casa (proprio come E.T.). Non lo fà attraverso la tenerezza di una frase o di un dito con la punta infuocata; lo fa solo con il contatto telepatico ma non tutti riescono a crederci. A partire dai militari (descritti tutti d’un pezzo, quasi ridicoli, come quelli visti nel film di Spielberg)continuando con la popolazione che si ritrova sempre più impaurita e sperduta. Il finale è proprio ‘spielberghiano’: l’addio dato non dal tocco di due dita aliene, ma da una catenina con la foto della madre di uno dei bambini protagonisti del film (morta in seguito ad un incidente nella fabbrica dove stava lavorando) la quale farà scatenare la scintilla che metterà in moto la navicella, e che riporterà così a casa l’alieno. Gli occhioni di E.T. e quelli di quest’altra creatura sono uguali; umani quasi, profondi e disperati nella loro solitudine per non essere a casa loro. Buon viaggio quindi, e ottimo lavoro mr.Abrams.

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