Super 8: la recensione di witchblue

Ah, uscire dal cinema con il sorriso sulle labbra. Era tempo che non mi succedeva. E perché? Perché avendo già superato la trentina da un po’, avevo nostalgia dei film in cui si respirava questo tipo di atmosfera. Si sente profumo di anni ’80 nella pellicola di Abrams ma anche del grande Spielberg.
E cosa ci voleva? Un regista che non rinnega il CGI, vivendo in un momento della storia in cui è possibile fare di tutto (al cinema) e un grande filmografo che a sua volta e ai suoi tempi, ha fatto con stramaledetta bravura ciò che ha potuto coi mezzi che aveva. (e che continua a farlo…)
E questi ragazzini. Che dire? I bambini e gli animali vendono al cinema? Sono d’accordo.
L’amicizia tra questo gruppo di pre-adolescenti, la prima cotta, la dolcezza negli occhi del protagonista Joseph. Non nego di aver sorriso più e più volte durante queste scene.
Ci ho visto “I Goonies”.
Ci ho visto Mickey che trova lo scheletro di Willy l’Orbo e gli mostra rispetto.
Poi, ci ho visto il mitico e malinconico River Phoenix che scoppia in lacrime davanti al falò mostrando la sua fragilità in “Stand by Me – Ricordo di un’estate”.
E perché no, ci ho visto anche E.T. Ci ho visto il riscatto di Spielberg a dare di nuovo la libertà ad un altro extraterrestre che ha smarrito la strada.
E quanto adoro gli sceriffi o i vice delle piccole cittadine americane: sono sempre loro alla fine a salvare il mondo.
Film molto piacevole. La storia è sì scontata ma in alcune occasioni sono saltata dalla poltrona (colpevole il colpo di scena accompagnato da un sonoro da urlo).
E poi, i titoli finali con il filmino “The Case” girato dal regista neofita: un piccolo gioiellino.
Questo è il film che può fare da ponte ad altre pellicole più pesantucce se si porta un ragazzino al cinema

Un voto? Senz’altro un Super 8

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