The Big Sick

The Big Sick

Quando la commedia romantica trova il suo perfetto equilibrio tra ritmo, umorismo ed emozioni, a nascere sono piccole perle come The Big Sick, trasposizione in chiave romanzata della vera love story tra Kumail Nanjiani (noto stand up comedian nato in Pakistan ma cresciuto negli States, e oggi tra i volti più amati di Silicon Valley) ed Emily V. Gordon. I due si erano conosciuti una sera a Chicago, facendo subito scintille; peccato però che le cose non siano andate proprio liscissime: da una parte, lui ha una famiglia che lo vuole forzare a sposare una pakistana; dall’altra, lei viene successivamente colpita da una grave malattia.

La narrazione parte un po’ prevedibile e viaggiando nel mood abituale del romance logorroico e disilluso (sì, The Big Sick ha debuttato al Sundance, e ne possiede in pieno diversi stilemi), ma ci mette veramente poco a catturarti nella sua concatenazione di battute e situazioni: è la scrittura limpidissima a scorrere impeccabile per tutt’e 2 le ore di durata, lo sparare continuo di frasi costruitissime ma espresse in maniera così naturale e blasé da risultare profondamente credibili e commoventi nella loro onestà. Insomma, un puro esempio di brillantezza non ostentata, ma anzi, resa in modo tale da farci veramente credere di esser parte, pure noi, di questo universo alternativo in cui tutti dicono sempre una cosa bella anche quando sparano cazzate o divagano sul nulla. Merito anche dell’alchimia perfetta tra Nanjiani e Zoe Kazan (belli ma non troppo; ok, forse addirittura bruttini), così come di tutti gli altri personaggi di contorno, così vivi e perfettamente inseriti nella coralità.

Si può riassumere la visione con un “comico pakistano s’innamora di ragazza in coma”, ma a scorrere in mezzo è un intero mondo di sentimenti, di lucidità travestita da tardivo coming of age che possiede in sé tutta la forza agrodolce, tenerissima e devastante dell’innamoramento. Senza eccessiva enfasi o ricatti melodrammatici, ma con un’invidiabile misura come solo i più sofisticati indie americani.

Mi piace: la sceneggiatura brillante e l’alchimia tra i protagonisti. 

Non mi piace: forse un pelino ino di zucchero in più non avrebbe fatto male.

Consigliato a chi: cerca un bel romance indie capace di andare oltre la confezione Sundance.

VOTO: 3/5

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