The Canyons: la recensione di Giorgio Viaro

Che Bret Easton Ellis (Meno di zero, American Psicho, Lunar Park) sia uno scrittore che sta lasciando un segno sulla letteratura americana, lo discutono in pochi. Quando però si parla di cinema, la questione è più complicata. Ellis ha scritto 6 romanzi e una raccolta di racconti (Acqua dal sole), e di questi 7 libri ben 4 sono già diventati film, cioè più del 50%. Il suo romanzo più controverso, American Psycho, si è trasformato nel più clamoroso fallimento cinematografico (affidare un romanzo così brutalmente misogino a una donna, probabilmente non è stata una grande idea), mentre l’unico che ha colto davvero l’essenza della sua scrittura è stato Roger Avary, con Le regole dell’attrazione. Almeno così pensavamo. Dopo aver visto The Canyons, tratto da uno script originale di Ellis – il primo – viene il dubbio che il film che meglio rispecchia le sue idee sia in realtà The Informers, tratto da Acqua dal sole. Entrambi dipingono la sua Los Angeles come una città pigra, crepuscolare, annoiata, in cerca di stordimento chimico e sessuale. A suo modo bella, di una bellezza decadente. Piena di sogni da quattro soldi, di rovine immobiliari, post-capitalistica.

Il film racconta la gelosia di Christian (il pornoattore James Deen), un piccolo produttore cinematografico figlio di papà, per la compagna Tara (Lindsay Lohan), ex-attrice ed ex-modella che ormai si accontenta di campare di rendita. I due vivono in una villa in collina, e passano le serate organizzando festini a luci rosse e scambi di coppia. Fino a che Christian non annusa aria di tradimento “non autorizzato”, e si mette a pedinare Tara, dando progressivi segnali di squilibrio psicotico (c’è pure di mezzo uno psichiatra interpretato da Gus Van Sant).

Dietro questa storia di corna e piccole trasgressioni, c’è un discorso sullo sfinimento in cui versa l’industria cinematografica della città, un circolo di ricchi deficienti che producono immondizia straight to video gironzolando sulle macerie di un immaginario (i bellissimi titoli di testa mostrano una carrellata di sale cittadine in rovina).
Attenzione: chi si aspetta immagini forti resterà deluso. Il film è fin troppo composto, e cova dall’inizio alla fine la minaccia di una deflagrazione sessuale e omicida che è più che altro dovuta alla fama di James Deen e del tipo di pornografia a cui è associato – per chi la conosce. In realtà tutto si riduce a un paio di topless della Lohan, a un menage a 4 in cui Tara forza Christian a un rapporto omosessuale (sulle cui chiavi di lettura psicanalitiche all’interno del racconto non osiamo addentrarci).
C’è però, questo sì, un gioco di specchi interessante tra attori e personaggi: tra la storia personale della Lohan, ben evidente sul suo volto gonfio e segnato, e quella del suo personaggio, e tra l’immagine a luci rosse di Deen e le pulsioni del suo Christian.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
Attori bravi e perfettamente “in parte”, per più di una ragione

Non mi piace
Film respingente: difficile empatizzare con chiunque tra i personaggi

Consigliato a chi
A chi ama Paul Schrader e Bret Easton Ellis: non è la loro cosa migliore, ma si riconosce facilmente la loro maniera

Voto: 3/5

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