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The Conjuring – Il caso Enfield: la recensione di AleRises

The Conjuring – Il caso Enfield: la recensione di AleRises

The Conjuring – Il caso Enfield vede ancora una volta i coniugi Warren impegnati in un caso di infestazione demoniaca.
A metà degli anni 70 Ed e Lorraine Warren stanno indagando su degli omicidi avvenuti due anni prima ad Amityville, durante una seduta Lorraine ha una visione terrificante che potrebbe riguardarla da vicino. Dopo quell’episodio decideranno di non dedicarsi ad altri casi.

Ma il soprannaturale è il loro destino, qualcosa che li identifica e allo stesso tempo li minaccia. Circa un anno dopo, a Londra, nel borgo di Enfiled, la famiglia Hodgson (madre e quattro figli) inizia a subire un vero e proprio incubo.
Su invito della chiesa i Warren saranno inviati a visionare e a certificare se si tratti effettivamente di presenze demoniache.
Questo secondo capitolo incentrato sugli archivi della coppia del paranormale mostra l’oscurità in maniera suggestiva e sotto varie forme, puntando a stupire. James Wan sa come muoversi e come inserire quel paio di sequenze che fanno la differenza, Il caso Enfield però si concede troppe pause e la narrazione più di una volta balbetta.
L’Evocazione aveva il fascino dei classici elementi dell’horror: casa in campagna, alberi, laghetto e cantina, ventre delle paure, questo Conjuring 2 spazia non raggiungendo l’omogeneità e l’efficacia del convincente primo lavoro.
Il Caso Enfiled è molto più una storia di fede e rapporti famigliari, quasi un dramma con i Warren, affiatatissimi, costretti ad affrontare qualcosa che li spinge al limite. Un film lungo anche per i canoni del genere che senz’altro si avvale di un cattivo egregio (lo rivedremo..?) ma non coinvolge pienamente nonostante i bravissimi Vera Farmiga e Patrick Wilson.

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