The Giver – Il mondo di Jonas: la recensione di adamolavigna

Capolavoro sfiorato. O solo a tratti fate voi. Si perché The Giver e’ un superbo, complesso ed intelligente Sci-fi del genere distopico in un adattamento young adult ( Hunger Games e Divergent per capirsi ) che però non sfrutta a dovere tutte le freccia al proprio arco, finendo quasi per bruciare l’idea di base e le tematiche affascinanti e profonde con uno schema narrativo che ricalca fin troppo il format e lo standard dei suddetti campioni di incasso, bucandone però totalmente la componente action. E’ un film di testa e di parole più che di azione, ma il freno a mano tirato su alcuni aspetti “alti” e la smielosita’ ricorrente fa perdere forza nonostante una componente visiva di impatto. Stiamo comunque parlando di una opera valida ma che poteva diventare davvero enorme viste le potenzialità della storia. Che intriga fin dall’incipit, con un futuro in bianco e nero svuotato di tanti contenuti, a partire proprio dai colori. Un futuro in cui la società e’ fondata su principi di uguaglianza, dove non ci sono differenze ne vincitori ne vinti, le cui fondamenta sono le regole ben precise create dagli anziani per uniformare la popolazione. Non ci sono guerre, ne dolori, ne sofferenze, il disordine e’ diventato armonia. Tutto grazie alla creazione di comunità, luoghi sereni circondati da “l’altrove” (cioè il nulla come vogliono far credere) ma soprattuto grazie alla cancellazione della memoria, alla privazione dei sentimenti, delle emozioni, delle esperienze, delle condivisioni, in poche parole alla alienazione della vita, unica via di uscita per evitare conflitti, guerre e odio tra razze. Jonas e’ il prescelto, il prossimo accoglitore di memorie, colui che guiderà il presente usando le esperienze del passato. A trasferirgli i “dati” ci sarà il custode della memoria che diventerà il donatore ( lo straordinario Jeff Bridges) che accompagnerà Jonas in un viaggio nel quale cercherà di scardinare l’ordine precostituito delle cose e ridare la memoria a tutti. Un viaggio che è anche metafora sul dubbio se convenga vivere una non vita senza memoria o ricominciare da zero, con tutti i suoi pro e i suoi contro, una volta riacquisita

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