The Judge: la recensione di Victor Venturelli

Quanto può essere doloroso rifiutare le proprie radici, la propria infanzia cercando di dimenticarne ogni prezioso secondo?
Ostinarsi a guardare il futuro, a crearsi una vita, tormentato dall’incombente ricordo della figura paterna: questo è Hank Palmer, potente avvocato difensore a Chicago e uomo ancorato alla sua presente ed agiata condizione sociale, lontano dal passato da cui fugge ostinatamente.
Basta un nulla affinché gli equilibri si rompano; sarà infatti la morte prematura della madre che ne causerà il ritorno nella terra natia, Carlsville nell’Indiana, e vedrà i rapporti interfamiliari rinascere e prendere vita.
Da una parte il giudice della contea e anche padre (Robert Duvall) severo, rigido e fautore di un’educazione morale intransigente e forse troppo dura ai danni del figlio (Robert Downey Jr.), che nutre un profondo sentimento di odio e rancore per una giovinezza, dal punto di vista degli affetti paterni, sprecata; moralità ed etica che il padre ha saputo raccogliere e domare durante le numerose cause ma che, forse per troppo amore, ha immerso nella vita privata e nel rapporto col figlio provocandone la rottura dei rapporti.
The Judge è la storia di una famiglia con le sue contraddizioni e le sue problematiche irrisolte che danno vita ad un imbarazzo costante fra i due protagonisti.
Ed è proprio quando il Giudice stesso si vedrà accusato di omicidio che nascerà una flebile speranza di ricongiungimento fra Hank, disponibile a fare da avvocato al padre, e il nucleo familiare composto anche dai suoi due fratelli (interpretati da un notevole Vincent D’Onofrio – Full Metal Jacket – e da Jeremy Strong – Lincoln -).
Un film capace di commuovere e di tenere alta l’attenzione grazie alle continue contrapposizioni che emergono al suo interno, come quella fra campagna e città , specchio di due concezioni diverse riguardo alla vita oppure quella fra vecchiaia e giovinezza, contornate da diversi canoni morali a cui i due uomini fanno riferimento.
Dallo sceneggiatore di Gran Torino (2008) Nick Schenk, una pellicola ben fatta che ha come punto cardine il carisma e la capacità interpretativa dei due attori protagonisti, un Robert Duvall che, nonostante la sua veneranda età (83 anni), porta a casa una delle sue migliori prestazioni (lo ricordiamo per le sue parti in Tender Mercies – che gli valse l’Oscar nel 1984 – e Il Padrino), e un Robert Downey Jr. che, ancora legato al personaggio Tony Stark di Iron Man, regala una prestazione fuori dalle righe rispetto a quelle cui eravamo abituati vederlo, regalandoci una performance vera e alquanto sentita.
Unica nota dolente è la presenza di scene superflue e di taglio sentimentale che appaiono costruite per compiacere ogni tipo di pubblico, rendendo così il film godibile da tutti, rallentandone però il tempo ritmico; ciò nonostante rimane di pregevole fattura ed è capace di valorizzare al meglio le prestazioni dei due attori americani.
Tra atmosfere simboliche, dialoghi intrisi di verità e bugie, e una leggera patina di sarcasmo The Judge ci porta a vivere una situazione comune e quantomai drammatica, che ha come sfondo un’aula di tribunale, a cui i protagonisti sono legati e che sarà il luogo ove potrà rinascere un possibile dialogo fra le parti.

Voto: 8

scritto da Victor Venturelli

The Judge (2014) di David Dobkin

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