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The Neon Demon: la recensione di Stefano Pariani

The Neon Demon: la recensione di Stefano Pariani

Ci aveva stupiti con “Bronson” (2008), che lanciò il talento di Tom Hardy, e folgorati con “Drive” (2011), indimenticabile l’interpretazione di Ryan Gosling. Nicolas Winding Refn lo abbiamo atteso per le prove successive con aspettative alte e giustamente motivate ed è arrivato “Solo Dio perdona” (2013), deludendo tuttavia i più. Confuso, ambizioso, autocompiaciuto.
A riaccendere la curiosità attorno al regista danese arriva ora sugli schermi, subito dopo il passaggio a Cannes, “The neon demon”, una sorta di horror-glam ambientato nel mondo della moda. Jesse (Elle Fanning) è una giovane aspirante modella sedicenne che si muove in una Los Angeles patinata e squallida al tempo stesso e che si fa notare rapidamente per la sua bellezza pura e naturale. Bionda, graziosa e viso innocente, Jesse si attira subito l’invidia di alcune modelle affermate, che la vedono improvvisamente al centro dell’attenzione dei fotografi e degli stilisti più esigenti.
Non passerà molto tempo perché anche Jesse venga fagocitata in quell’ambiente spietato e crudele, perdendo progressivamente la sua originaria freschezza e ingenuità e finendo preda di chi la sua bellezza la invidiava e la voleva a qualsiasi costo.
Tra scenari algidi e ambientazioni oniriche e surreali, debitrici in varia misura del cinema di Brian de Palma e David Lynch (ma si veda anche “Il bacio della pantera” di Paul Schrader), il film lancia un chiaro messaggio sull’adulazione e sull’estrema ricerca della bellezza, al limite con la follia. A farne le spese una vittima sacrificale gettata in un’arena vorace, della quale finisce col subire il fascino letale.
L’occhio di Winding Refn indaga ogni parte del viso, ogni espressione di Jesse, con l’ammirazione con cui si contempla la bellezza di una dea neoclassica. Ma non si risparmia di farla successivamente a brandelli, di sporcarla di sangue, di guardarla senza pietà letteralmente divorata dalle glaciali modelle che finalmente possono sentirsi rinate, grazie alla bellezza che tanto desideravano.
Brava Elle Fanning in un ruolo estremo e di rottura con i personaggi finora interpretati; il film gira attorno a lei e così anche la nostra attenzione, che vorrebbe preservarla ad ogni istante da un manipolo di personaggi disumani. Nel cast anche l’ex bimba prodigio Jena Malone, nel ruolo di un’ambigua truccatrice amica (non disinteressata) di Jesse e protagonista di un’esplicita quanto gratuita scena lesbo-necrofila.
Il film, ambizioso e discutibile, si perde nella sua estetica ricercata e fine a se stessa e in una sceneggiatura, scritta a più mani, a tratti superficiale e facilmente dimenticabile. Che sia ora per Nicolas di fermarsi un po’ e riflettere sulle prossime scelte?

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