To the Wonder: la recensione di Tim_DarkShadows

Uno dei cineasti più emblematici e complessi che il cinematografo può vantare è Terrence Mallick, che dopo il complesso “The tree of life”, e per questo non da tutti apprezzato, ci ha regalato un’altra sua opera, molto simile alla precedente e diversa allo stesso tempo, riunendo un cast composto da buoni nomi: Ben Affleck (Argo), Olga Kurylenko (Skyfall), Javier Bardem (Non è un paese per vecchi) e Rachel McAdams (Sherlock Holmes). Anche solo per il cast Malick aveva l’opportunità di realizzare una perla come The tree of life, ma le delusioni più grandi arrivano dai più grandi amori.

La trama ha per protagonisti una coppia di giovani amanti: la francese Marina (la Kurylenko) ragazza madre abbandonata dal marito e Neil (Affleck) un ingegnere chimico americano, si incontrano in Francia per un viaggio di Neil, lui chiede a lei e alla figlia di seguirle in America anche se non è ben disposto a sposarla. Qui la relazione inizia ad avere problemi, perché Neil rincontra una giovane amica d’infanzia (Rachel McAdams) e tra loro sboccia l’amore, e ciò farà ritornare Marina con la figlia in Francia, ma ciò durerà poco perché Marina tornerà in America e sposerà Neil per ottenere la Green Card, ma anche questa volta la relazione verrà messa a dura prova nuovamente. Nel frattempo un prete (Javier Bardem) in crisi d’evocazione cercherà di non perdere la sua fede.

Nonostante la trama sia diversa i temi usati da Mallick sono gli stessi di The tree of life: la vita, l’amore, i sentimenti, i valori, la fede, l’amore e stavolta aggiunge anche la passione, ma a differenza della precedente pellicola qui non riesce ad analizzarli tutti, e ad approfondirli, ma il vero problema del film è lo script e come è stato concepito: la trama è appena abbozzata, molti passaggi sono poco chiari per mancanza di dialoghi, e le riflessioni di Malick sull’esistenza non essendo supportate da una buona trama diventano solamente tediose e inutili. Anche il cast mi ha parecchio deluso: Affleck bofonchia per tutto il tempo, la Kurylenko invece saltella tutto il tempo, e sono stati entrambi poco comunicativi, mentre gli attori secondari sono stati molto bravi: Javier Bardem e Rachel McAdams ci hanno regalato delle performance di ottimo livello che hanno saputo comunicare anche con il corpo, ma neanche la loro simpatia e bravura, dati i ruoli limitatissimi anche dal punto di vista di battute, non solo di scene, riescono a salvare il film perché nella vicenda sono figure passeggere. Altri punti di merito sono la regia di Malick, che è bellissima e raffinata, come nel precedente film, dove spesso per raccontare l’origine della vita e dell’amore inquadra la natura, e la fotografia perfetta. Ma la cosa peggiore è che questo film poteva essere un altro capolavoro, invece è un capolavoro mancato. Stavolta le numerose critiche negative avevano ragione, speriamo che la prossima opera di Malick sia degna del suo regista.

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