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Warcraft – L’inizio: la recensione di Stefano94

Warcraft – L’inizio: la recensione di Stefano94

VOTO: 1/10
Draenor è un mondo ormai al collasso. La vita non riesce più a germogliare, così Gul’dan, l’orco stregone, grazie al potere del Vil, apre un portale su un altro mondo, un mondo dove la sua orda di Orchi potrà cominciare una nuova vita. Il portale può però sopportare il passaggio di un piccolo contingente, nel quale si trova Durotan, capoclan dei Lupi Bianchi. Attraversato il portale, gli Orchi si ritrovano ad Azeroth. L’orda si mette così in marcia e comincia a razziare e saccheggiare. La notizia degli attacchi arriva alle orecchie di re Llane e del suo uomo migliore, Lohtar. I due si rimettono allora nelle mani di Medivh, il Guardiano di Azeroth. Egli si ritrova spiazzato dalla potenza degli Orchi, nei quali scorge il potere malefico del Vil. Lo stesso potere viene notato da Durotan, che si troverà così a decidere da che parte schierarsi, se con il suo popolo, oppure contro Gul’dan e il potere demoniaco del Vil.

Diretto da Duncan Jones, Warcraft – L’Inizio riprende le vicende del primo capitolo della saga fantasy più famosa di sempre.

Malgrado le premesse fossero le migliori, il film si ritrova ad essere un fiasco su troppi lati, rendendolo un vuoto blockbuster figlio dei nostri tempi.

Partiamo dall’analisi delle due fazioni. Cominciamo dagli Orchi. Gli Orchi rappresentano la parte più adulta del film, la più matura. La loro mentalità si basa sull’onore, sulla guerra e sul rispetto delle tradizioni. In questa parte si ha un più largo uso della CGI. Infatti il capoclan Durotan è stato interpretato da un bravissimo Toby Kebbell. Questo personaggio risulta essere il meglio scritturato del film, poiché, ciecamente fedele alla causa degli orchi, si ritrova nella scomodissima posizione di dover decidere da che parte schierarsi, creando un personaggio dalle molteplici sfumature.

Ora parliamo degli Umani. Questa fazione invece rappresenta quanto c’è di più sbagliato nel mondo, sia di Azeroth che della Terra. Cominciando dal protagonista Lothar. Interpretato da Travis Fimmel, il carismatico Ragnar della serie tv Vikings, qui lo vediamo sedere alla destra di re Llane, come suo uomo più fidato. Se nei primi minuti del film Fimmel ci dà una buona interpretazione del personaggio, le cose cominciano a precipitare dopo la prima mezz’ora, in cui l’attore ricade nelle stesse mimiche che invece hanno reso famoso il suo vichingo nella serie tv Vikings. Poi appare il personaggio di Khadgar, un giovane e talentuoso mago che conduce studi sul portale degli Orchi. Questo personaggio risulta essere il porta stendardo di quanto c’è di più sbagliato in un personaggio, poiché lo vediamo costantemente canzonato dai soldati, piagnucolante e rifiutato dalle donne, ossia niente che non si fosse già visto. Il Guardiano Medivh, qui interpretato da Ben Foster, in questo film rappresenta la carie più dolorante, poiché dà un’interpretazione davvero grossolana. Infine re Llane, interpretato da Dominic Cooper, qui riveste i panni del re meno carismatico di sempre. Il re di un potente regno dovrebbe avere carisma e coraggio, mentre invece lui ha solo una bella armatura.

E poi c’è la via di mezzo, rappresentata da Garona, una mezz’orca. Al di fuori del nome, che ricorda più una contessa trasteverina, è un personaggio abbastanza fastidioso, di cui Lothar finirà per innamorarsi sempre in maniera fastidiosa.

Le musiche sono state curate da Ramin Djawadi, il compositore di altre celebri colonne sonore come Iron Man e Scontro tra Titani.

Come se non bastasse ci sono aspetti tecnici davvero fatiscenti, come il montaggio, la direzione dei combattimenti e gli effetti speciali. Il primo caso vede intercorrere tra una scena e l’altra fastidiose transizioni e una scena piazzata in modo anacronistico rispetto allo scorrere della storia. I combattimenti sono fasulli. Lo si nota dal primo all’ultimo fendente. Soprattutto gli scontri in cui è implicato re Llane, in cui si vede benissimo che i colpi sono dati molto lentamente e al nulla. Infine gli effetti speciali, a cura della prestigiosa Industrial & Light Magic, risultano in alcuni momenti addirittura ridicoli. E stiamo parlando della casa che ha curato gli effetti di pilastri del cinema come Guerre Stellari (la prima trilogia), Ritorno al Futuro e la trilogia di Indiana Jones.

Malgrado il film sia diretto da Duncan Jones, ossia il regista dello straordinario Moon e dell’ancor più straordinario Source Code, il film risulta essere, purtroppo, l’ennesimo prodotto commerciale in un campo in cui manca sempre di più l’impegno nel voler creare film decenti.

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