Wolf Creek 2 – La preda sei tu: la recensione di Andrea Facchin

C’è qualcosa di affascinante nell’entroterra australiano. Sarà per via dell’ignoto, della natura più selvaggia, delle sterminate distese di nulla. Un paesaggio del genere al cinema ha fatto spesso gola: si pensi non solo alla saga di Mad Max, ma anche a The Rover per esempio. Contesti post apocalittici a cui Greg McLean ha contrapposto l’inquietante presente di Wolf Creek, ispirato ai tanti casi di persone scomparse che affliggono l’Australia ogni anno. Il primo film è del 2005, il secondo del 2013, ma in Italia arriva solo oggi (dal 10 giugno nelle sale).

Wolf Creek 2 non è poi così diverso dal primo: ha la stessa intro (“tratto da fatti realmente accaduti”), ripropone le panoramiche del deserto, i primi piani, la fotografia dai colori caldi, e tanto sangue. Un sequel indipendente che si guarda benissimo senza aver visto l’episodio d’esordio. Anche dal punto di vista narrativo la struttura – da slasher puro – è simile: al centro c’è sempre il folle e cattivissimo serial killer Mick Taylor (interpretato da John Jarrett in entrambi i film), ancora più fedele ai suoi principi autoctoni secondo cui chiunque non sia australiano vero, e abbia la malaugurata idea di vivere una vacanza avventurosa nel suo territorio, non merita di vivere.

Cosa c’è di diverso, dunque, dall’opera prima? La voglia di eccedere. Come ogni sequel che si rispetti, questo è più esagerato del predecessore. È un thriller-splatter con un villain che sembra uscito dritto dagli horror classici, dove il mostro è invincibile. Due le scene simbolo della voglia di osare di McLean, che vedono protagonisti Taylor e la sua preda, il giovane Paul, inglese nel posto sbagliato al momento sbagliatissimo: un inseguimento a tutta velocità che cita Duel di Spielberg e sfocia in una mattanza di canguri («mmm, canguri volanti!»: non si salva nemmeno il simbolo nazionale) e un quiz tra vittima e carnefice dove la risposta sbagliata comporta il taglio di un dito.

Forse sono situazioni già viste, ma funzionano e sono ciò di cui un thriller del genere, sporco e cattivo, ha bisogno.

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Mi piace:
Mick Taylor, ancora più cattivo e folle del primo capitolo.

Non mi piace:
La ripetitività di situazioni con il film precedente.

Consigliato a chi:
Ha visto il primo Wolf Creek e vuole riprovare il brivido dell’outback australiano.

Voto: 3/5

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