Woman in Gold: la recensione di Luisa Cotta Ramosino

Non sembrano finire mai le angolature con cui riallacciare i fili della memoria legata alle persecuzioni naziste degli ebrei. Se l’anno scorso era stato George Clooney con i suoi Monuments Men a mettere in campo per la prima volta il tema dei beni artistici sottratti dal Reich, ora il racconto si fa più intimo e personale.

È quello di una donna (una Helen Mirren in gran forma, capace di passare dalla tagliente ironia al dramma in una manciata di secondi), Maria Altmann, decisa a fare causa al governo austriaco per riavere la celebre Woman in Gold, che per lei non è altro che il ritratto di una zia molto amata, dipinto a suo tempo da Klimt.

È il 1998 e dalla fine della guerra il dipinto fa bella mostra al museo del Belvedere a Vienna. Per Maria, che ingaggia l’inizialmente riluttante avvocato Randy (a sua volta nipote del compositore Schoenberg, riparato a suo tempo negli Usa) per ottenere ciò che è suo e, forse, fare pace con un passato mai davvero affrontato.

La pellicola, tratta dalle memorie dei suoi veri protagonisti, procede sul doppio binario di una recupero della memoria (attraverso numerosi flashback, efficaci ed emotivi) e, in seconda battuta, di un legal dai continui colpi di scena.

Il cast, astutamente, è costellato di piccoli e grandi camei: da Katie Holmes nei panni della pragmatica moglie di Randy, Max Irons in quelli del marito di Maria da giovane, passando per Charles Dance, avvocato senza scrupoli, Elisabeth McGovern e Jonathan Pryce, giudici giusti di fronte alla presunzione di un governo austriaco deciso a non mollare. E c’è soprattutto Daniel Brül, tra le star tedesche più “internazionali”, nei panni di un austriaco deciso a riparare le colpe dei padri.

Girato tra l’estrema modernità di Los Angeles e una Vienna volutamente intrisa di tradizione e passato, Woman in Gold è un onesto e commovente omaggio a chi dai nazisti fu spogliato di tutto finendo per pagare con la vita la propria identità.

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Mi piace: il doppio binario del recupero della memoria da una parte e del legal pieno di colpi di scena dall’altra.

Non mi piace: l’interpretazione di Katie Holmes.

Consigliato a chi: ama le grandi prove attoriali (Helen Mirren su tutti) e la Storia letta attraverso il filtro delle emozioni.

VOTO: 3/5

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