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Wonder Woman: la recensione di The Girl in the green scarf

Wonder Woman: la recensione di The Girl in the green scarf

Voi, ragazzi, uomini, individui affetti da particolari forme di misoginia, che vi accingerete alla visione di questo film, udite udite: lasciate da parte il vostro testosteronico ego perché Diana Prince, alias Wonder Woman, ve lo distruggerà. La regista Patty Jenkins firma il manifesto di un femminismo sagace, autentico, corroborato da una sentita dose di humor, di sentimentalismo e di esaltanti special effects d’azione, che, nell’insieme, segnano il nascere di una nuova possente eroina dell’universo targato DC Comics. La vicenda segue le fila di Diana(una suggestiva Gal Gadot, sublime nei panni di una temeraria guerriera), principessa e figlia della regina delle Amazzoni, creature leggendarie, stanziate in un’isola idilliaca a seguito di una cruenta lotta fra divinità, che le preserva dall’oscurità del mondo degli uomini. La ragazza oltre la bambina, la donna oltre la ragazza. Istruita nell’arte del combattimento, si eleva a baluardo di difesa della sua famiglia, quando improvvisamente un uomo, il primo ai suoi occhi, entra nella sua vita. La sconvolge con la realtà di un’imminente guerra, nella quale lei sente il dovere di prendere parte, auspicando un desiderio di pace e di fede nell’umanità. Entrambi plasmano una trama avvincente, si fanno beffe l’una dell’altro, si scontrano, combattono in interrelazione e….s’innamorano. Ecco che ne scaturisce una morale che mira ad illuminare le menti e a far brillare gli sguardi di noi improvvidi spettatori. Wonder Woman non è semplicemente seno, cosce e corvini capelli fluttuanti. Superbamente colta ed irriverente, si erge avverso le serrate mentalità maschiliste di un’epoca che pretende e brama un modello di donna taciturna, schiavizzata ed ottenebrata dal banale sessismo degli uomini. E’ sorprendentemente attuale nel suo auspicare una parificazione di genere. Mi rivolgo a voi, figure femminili che avete avuto l’ardire di leggere queste righe di una ragazza del vostro pari. La guerra che Diana affronta è la nostra guerra; è la lotta di una madre per il suo bambino, di una giovane donna per riappropriarsi della sua dignità e della sua felicità contro un compagno bugiardo e possessivo. Diana si chiede “se restassi senza combattere, che cosa sarei?”. E’ la questione da porsi. Per quale assurdo motivo accontentarsi di una vita privata di autentiche gioie, intrisa soltanto di bassezza e meschinità, che nessuna di noi merita? Addestrate le vostre menti ed i vostri cuori, fortificateli e rendeteli indistruttibili contro le insidie e le falsità di un mondo in auto-distruzione, corrotto negli ideali e che desidera relegarvi a mere comparse nel monumentale palcoscenico ove domina la virilità. Perché sappiate questo. In luogo di un aspro tocco di labbra lussuriose può celarsi un inebriante bacio inaspettato; in luogo di misere parole, che ancorano al fondo e non consentono di respirare in superficie, può occultarsi un’amabile voce, che vi rafforza e vi entusiasma nella monotonia quotidiana. E’ l’amore che permette a Diana di vincere la sua battaglia. La spontaneità di un sentimento che cresce e conferisce un reale scopo alla vita, che rende migliori ed innalza a punti inimmaginabili. Questo è ciò per cui vale battagliare. Per tutto il resto, lasciate pure fare a lei, se la cava egregiamente.

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