Remake, quando il cinema si rifà il trucco

Perché si fanno i remake? Chi è il regista più copiato? E il Paese più saccheggiato? Best Movie risponde a queste e altre domande, raccontandovi aneddoti e curiosità sulle numerose vite dei più famosi rifacimenti della storia del cinema

Voglia di remake. Sembra che il cinema, soprattutto negli ultimi tempi, abbia una gran voglia di aggiornare vecchie pellicole. Col risultato di essere accusato di avere poche idee e di reciclare se stesso. Ma è proprio così? Amati, criticati, attesi e discussi, i remake sono da sempre una delle risorse fondamentali del cinema. I rifacimenti hanno contribuito a creare, sedimentare e far crescere un immaginario collettivo internazionale, ricco di icone (da Dracula a Kong Kong) e storie, anche tramandate dalla letteratura, divenute una sorta di archetipi della settima arte (da Io sono leggenda a I tre moschettieri o a La finestra sul cortile). E non è solo una questione di mancanza di fantasia…  I motori che muovono i remake, infatti, sono molteplici: dal puro omaggio (vedi Psycho di Gus Van Sant), alla necessità di poter rendere fruibile per un pubblico diverso, o addirittura internazionale, film dal grande potenziale, che altrimenti rimarrebbero circoscritti (da Profumo di donna a The Ring o True Lies, fino al caso italiano di Benvenuti al sud). A volte, invece, le spinte possono essere congiunture storiche ed evoluzioni tecnologiche (La guerra dei mondi), dove trovano trovano nuovamente spazio specialmente generi come l’horror (Halloween, La notte dei morti viventi) e la fantascienza (da La cosa a Invasion). Proviamo a capire meglio il ruolo dei remake nella storia del cinema.

I remake sono nati con il cinema stesso e oggi se ne contano oltre 2.700 titoli (compresi i film per la tv), come riporta il database del cinema, Imdb. I primi rifacimenti risalgono addirittura agli anni Venti. E tra i primi a rifare il trucco alle pellicole ci fu addirittura uno dei padri fondatori della settima arte, D.W. Griffith che nel 1928, realizzò La battaglia dei sessi, remake di un suo stesso film del 1914. Proprio l’autorestyling è stato fondamentale per diversi registi che, con l’esplosione di nuove tecnologie hanno voluto regalare nuova linfa alle loro vecchie produzioni. Tra gli altri il “re Mida” Cecil B DeMille, che nel 1956 rifece il suo I dieci comandamenti del 1923 e anche  Alfred Hitchcock che ha portato sul grande schermo per due volte L’uomo che sapeva troppo, nel 1934 e nel 1956, cambiando l’ambientazione (dalla Svizzera al Marocco), passando dal bianco e nero al colore, ma soprattutto dalle produzioni inglesi a Hollywood. Come vedremo, tra l’altro,  Hitchcock è uno dei registi che vanta il maggior numero di “copie”

D’altra parte, l’innovazione tecnologica – tra i cui esempi vedremo anche i casi recenti di Scontro tra Titani e Wolfmannon è l’unica motivazione che spinge alla realizzazione di un remake, seppure sia preponderante per alcuni generi, come l’horror (da Halloween a Nightmare), l’avventura (King Kong, I tre moschettieri) e la fantascienza (da La guerra dei mondi a La cosa). Questi generi in effetti, attraverso remake (più o meno dichiaratamente ufficiali) hanno creato vere e proprie icone del mondo del cinema, a volte come vedremo derivate dalla letteratura, come dimostrano Dracula o Frankenstein.

Altro motore di spinta verso i remake è senza dubbio la fruibilità del pubblico. Riambientare una storia in un nuovo Paese, con attori locali, anziché stranieri e adattarla ai nuovi “costumi” è una strategia che soprattutto gli americani hanno rodato con successo da tempo, sfruttando anche il loro parterre di star, che rende le pellicole made in Usa senza dubbio godibili a livello internazionale… Da I sette samurai di Kurosawa (un film storico riletto in chiave western e divenuto I magnifici sette) a Ringu (l’horror giapponese, ora famoso in tutto il mondo nella versione The Ring, con la bionda Naomi Watts), da Il cielo sopra Berlino (il capolavoro di Wenders tramutato in una love story con Nick Cage e Meg Ryan ne La città degli angeli) ai nostrani Profumo di donna o L’ultimo bacio (il primo rimasto un masterpiece grazie ad Al Pacino in Scent of a Woman; il secondo divenuto la chiave d’accesso alla porta d’oro di Hollywood per Gabriele Muccino). Ultima copia dal made in Italy sarà Everybody’s Fine (che vedremo a novembre), rifacimento di Stanno tutti bene di Tornatore, che ha come protagonista Robert De Niro, nei panni che furono di Mastroianni. Mentre, negli ultimi anni, tra le nazioni tenute sotto stretta osservazione dagli americani c’è la Svezia: David Fincher riporterà al cinema Uomini che odiano le donne, mentre Matt Reeves rifarà il vampiresco Lasciami entrare… In entrambi i casi, in realtà, i registi hanno dichiarato che realizzeranno un nuovo adattamento dei rispettivi romanzi sui quali sono basati i film originali.

Questo speciale, dunque, si divide in capitoli che raggruppano casi emblematici per tipologie o “casi”, come quello hitchcockiano. Non si prefigge, pertanto, di essere esaustivo (non troverete ad esempio remake come Scarface), ma di condividere con voi una chiave di lettura (o se preferite, rilettura) di rifacimenti che hanno seguito la stessa strada e divenuti celebri (meritatamente o meno) per questo…

Quando i film rinascono in America

Le fortune del made in Italy

Il caso Hitchcock

Le innovazioni tecnologiche

La rinascita degli horror

I cult della ri-fantascienza

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